venerdì 17 dicembre 2010

L'illusionista


Titolo originale: L'illusioniste
Titolo italiano: L'illusionista
Regia: Sylvain Chomet
Anno: 2010
Durata: 85'


Trama: Un illusionista nella seconda metà degli Anni Cinquanta vede progressivamente sfuggire il proprio pubblico. Il palco spetta ora alle star del rock'n'roll e non più a lui che è costretto ad esibirsi a feste, in teatri di terz'ordine o, peggio, in bar e caffè. Un giorno, però, costretto a esibirsi in un pub sulla costa occidentale della Scozia, incontra Alice, una ragazzina innocente che gli cambia la vita. Alice è un'entusiasta che crede che i suoi trucchi siano realtà e che decide di seguirlo ad Edimburgo. L'illusionista non ha il coraggio di toglierle le illusioni. Ma un giorno Alice crescerà.


Nell'era del 3d e della fredda tecnologia, c'è ancora spazio per la poesia di un film d'animazione bidimensionale? Sylvain Chomet ("Appuntamento a Belleville" vincitoree di un oscar) ci dimostra di sì. E non lo fa solo grazie ad una storia toccante e poetica, ad un tratto stilistico superbo, quel che sorprende è la quasi totale mancanza di dialoghi, il film non ne ha bisogno. L'ulteriore gioco sublime del film, sta nel poter immaginare i dialoghi dei vari personaggi, e decifrarne i significati. Le poche parole sono perlopiù sussurrate, impastate, alle volte quasi indecifrabili, ma non se ne sente il peso.
E che dire degli splendidi personaggi di contorno, dal clown disperato e irriso dai bambini, il ventriloquo costretto a (s)vendere il proprio pupazzo, i divertentissimi acrobati trasformati in funamboli pittori per sbarcare il lunario.
Nell'era moderna non c'è più spazio per loro, è il declino portato dal progresso dove i bambini sono atratti da giochi "interattivi", gli adolescenti dalle rock star, e gli unici possibili spettatori rimangono gli anziani, o un pubblico lontanto dai luccicanti sfarfallii luminosi delle città, un pubblico disperso in un mondo lontano dove la meraviglia si trasforma in una semplice lampadina accesa, dove lo stare insieme è il benessere principale, un mondo nel quale l'illusionista trova ancora proseliti e sguardi sbigottiti, è quel mondo che lo porta ad incontrare una ragazza che, meravigliata dalle sue illusioni e dalla sua semplicità, decide di scappare di nascosto e seguirlo nelle sue vicissitudini e con tutta la curiosità di scoprire il mondo.
L'illusionista si troverà costretto ai raggiri di loschi figuri per riuscire a darle felicità, accompagnandola nella sua crescita fino al giorno della maturità e dell'amore suggellato da un semplice biglietto.
Chomet trasporta sullo schermo tutta la fisicità di Jacques Tatì, autore di una  sceneggiatura rimasta in un cassetto in attesa dell'arrivo di un illusionista degno di trasformarlo in poesia.


La frase: "I maghi non esistono"


Il film è:
Capolavoro

 
Voti:
MyMovies: 3,48 / 5
35mm: 3,5 / 5
IMDB: 7,8
CinemaDelSilenzio: 7,5
Cinematografo: 4 / 5
Movieplayer : 8
FilmTV: 4 / 5
GliSpietati: 7,7
MIO: 7,5

giovedì 16 dicembre 2010

Il ritorno di Malick



Sottolineando come, a mio avviso, questa sia una delle annate peggiori a livello cinematografico a parte "Inception" e "The Social Network" c'é ben poco da segnalare, ecco spuntare all'improvviso Terrence Malick.
Dato per disperso in continui cambiamenti in fase di montaggio, il suo nuovo film sembra aver trovato la sua strada per le sale cinematografiche. Il trailer ufficiale è già da sola una notizia, speriamo che la data d'uscita (27 maggio 2011) non subisca nuovi rinvii.
Intanto continuiamo ad aspettare...

martedì 30 novembre 2010

Addio a Monicelli


E' morto Mario Monicelli. Lo ricordiamo elencando i suoi film in candido silenzio:

2010 La nuova armata Brancaleone (short) (credit only)

 
2003 Firenze, il nostro domani (documentary)
 
2002 Lettere dalla Palestina (documentary)
 
2001 Un altro mondo è possibile (documentary)
 
2000 Come quando fuori piove (TV mini-series)
 
1999 Panni sporchi
 
1997 I corti italiani (segment "Topi di appartamento")
 
1997 Topi di appartamento (short)
 
1996 Esercizi di stile (segment "Idillio edile")
 
1989 12 registi per 12 città (documentary) (segment "Verona")
 
1988 I picari
 
1977 I nuovi mostri (segments "Autostop" and "First Aid")
 
1976 Caro Michele
 
1975 Amici miei
 
1971 The Sausage
 
1970 Le coppie (segment "Frigorifero, Il")
 
1968 Capriccio all'italiana (segment "Bambinaia, La")
 
1966 Le Fate (segment "Fata Armenia")
 
1965 Casanova '70
 
1964 Alta infedeltà (segment "Gente Moderna")
 
1963 I compagni
 
1962 Boccaccio '70 (segment "Renzo e Luciana")
 
1957 Padri e figli
 
1956 Donatella
 
1954 Proibito
 
1953 Le infedeli
 
1950 Vita da cani
 
1937 Pioggia d'estate (as Michele Badiek)
 
1935 I ragazzi della via Paal

lunedì 15 novembre 2010

Rete sociale?


Titolo Originale: The Social Network
Titolo Italiano: Id.
Regia:
Durata: 120'
Anno: 2010
Interpreti:



Trama: In una notte d'autunno del 2003, lo studente di Harvard e genio della programmazione Mark Zuckerberg si siede davanti al suo computer e inizia a lavorare ad una nuova idea. Tra blogging e programmazione, quello che inizia nella sua stanza del dormitorio presto si trasforma in in una rete sociale globale, in una rivoluzione nel mondo delle comunicazioni. Sei anni e 500 milioni di amici dopo, Mark si ritrova a essere il più giovane miliardario nella storia. Ma, come per ogni imprenditore, il successo conduce sia alle complicazioni personali sia alle difficoltà legali.


Quando vidi per la prima volta il trailer, pensai subito "Ecco mancava solo un film su Facebook". Poi mi accorsi che il regista era David Fincher (Seven, Fight Club) e il mio pensiero si trasformò: "O Fincher si è venduto o c'è sotto qualcosa di grosso". Rividi il trailer con più attenzione, mi informai sulla trama ed i suoi possibili risvolti, cosìcche i primi dubbi cominciarono a diradarsi. Poi osservai le primi reazioni critico-pubbliche notando una curiosa unificazione di giudizio benevolo (cosa rara al giorno d'oggi) facendo nascere un'insolita attesa mista a curiosità.
E così siamo arrivati alla resa dei conti. Diciamolo subito, Fincher colpisce e stravince la scommessa, il film scorre via che è una meraviglia tra battute superbe, sequenze da antologia (la gara di canottaggio), attori perfetti, ritmo ben calibrato in ogni sua parte. A livello critico, a mio modesto avviso, David Fincher è sempre stato un regista sottovalutato e se togliamo Alien 3 (su cui non ha mai avuto il pieno controllo creativo...) e, per certi versi "The game", la sua filmografia è inattaccabile (Benjamin Button non l'ho ancora visto).
Già da solo l'incipit varrebbe il prezzo del biglietto. Il dialogo tra Erica (Rooney Mara) e Mark (un fantastico Jesse Eisenberg) è serrato ed avvincente, con un'impostazione più vicina ad una chat che ad un dialogo vero e proprio e permette allo spettatore di ambientarsi fin da subito nella storia. In poche inquadrature Fincher ci presenta il protagonista, un ragazzino, genio del computer, incapace di socializzare e che "non è uno stronzo ma cerca in tutti i modi di esserlo". L'evoluzione del ragazzo prodigio da semplice nerd a genio miliardario e strafottente radica le sue fondamenta proprio su questa incapacità che lo porta al disinteresse più totale verso gli amici da una parte (l'evoluzione dell'amicizia con Eduardo), e il disperato bisogno di avere qualcuno accanto dall'altra (il timido ed impacciato approccio con l'avocatessa).
"The Social Network" NON è un film su facebook, è un film che svela i retroscena della sua nascita, di come i giovani d'oggi trovino difficile il relazionarsi con gli altri, di come l'appartenenza ad un determinato gruppo (non solo scolastico) o classe sociale, ti renda migliore o superiore agli altri o comunque degno di fare parte di questo mondo. Il problema e lo scopo vitale di Mark è quello di far parte di uno dei circoli di Harvard e l'unico modo, essendo un nerd, è quello di inventare qualcosa di unico tramutandolo in codici informatici.
L'idea arriva grazie alla richiesta di 3 ragazzi intenzionati a migliorare il loro sito di scambio universitario di Harvard. Mark ne amplifica l'idea rendendola propria ma come recita la frase di lancio "Non arrivi a 500 milioni di amici senza farti neanche un nemico", lo ritroviamo 6 anni dopo alle prese di due contenziosi legali attraverso i quali viene ricostruita la vicenda.
Le noti dolenti si possono ritrovare nella colonna sonora un pò piatta e, per quanto riguarda l'edizione italiana, la solita traduzione idiota. Frasi come "Ci facebookiamo?" o "Facebookiamoci" sono, francamente orripilanti ed inascoltabili.


La frase:
Erica:"Le stronzate maligne le dici da una stanza buia perché ormai quelli  come te sfogano così la rabbia."


Il film è: Capolavoro
 

Voti:
35mm: 3,5 / 5
CinemaDelSilenzio: 7,5
Cinematografo: 5 / 5
FilmTV: 4 / 5
GliSpietati: 7,7
IMDB: 8,4
Movieplayer: 8,3
MyMovies: 4 / 5
MIO: 8

venerdì 12 novembre 2010

La città delle rapine

  

Titolo Originale: The Town
Titolo Italiano: Id.
Regia: Ben Affleck
Anno: 2010
Durata: 122'
Interpreti:


Trama: Boston. Nel quartiere di Charlestown vive Doug MacCray, un ladro diverso da tutti gli altri, che ha avuto un'occasione per evitare di seguire il percorso criminale di suo padre, ma ha finito per diventare il capo di una banda di rapinatori spietati, che si vantano di prendere quello che vogliono e di uscirne sempre puliti. Sono loro la sua unica famiglia e Jem, malgrado il carattere duro e suscettibile, è per lui quasi un fratello. Le cose però prendono una brutta piega dopo che, durante l'ultima rapina, Jem ha preso per breve tempo un ostaggio, la dirigente di banca Claire Keesey.



Ben Affleck dopo l'ottimo esordio con "Gone Baby Gone", ci prende gusto e continua la sua evoluzione registica. Due considerazioni balzano subito all'occhio alla fine della visione: il neo regista conferma le ottime doti da una parte, ma conferma pure quanto sia inadatto alla recitazione rovinando, in parte, l'esito della sua ultima fatica. Verrebbe da dire che si è rovinato con le sue stesse mani. In effetti uno dei punti deboli risulta proprio la sua inespressività e considerando che il suo personaggio è quello principale non è poco.
In generale possiamo dire che The town è un bel film, dal buon ritmo, girato bene, recitato ottimamente (a parte Affleck come già detto), in certi momenti troppo dialogato ma senza indurre alla noia. Inoltre Boston diventa quel personaggio in più che rende l'atmosfera reale e viva al punto giusto, non per niente il buon Ben ha più volte dichiarato di essersi ispirato a "Gomorra" nella rappresentazione su schermo della città. Le scene delle rapine, pur non raggiungendo le magistrali vette di Michael Mann, risultano appassionanti e ben ritmate.
Nota dolente, a mio avviso, anche il finale poco realistico e fin troppo a lieto fine, comunque essendo al secondo film posso ancora perdonare certi peccati veniali dettati anche dall'inesperienza registica, ma do' ampia fiducia e quindi aspetto buone notizie dal futuro.


Il film è:


Voti:
IMDB: 8
Movieplayer: 7
GliSpietati: 6,94
MyMovies: 3,1 / 5
FilmTV : 4 / 5
Cinematografo: 3 / 5
CinemaDelSilenzio: 5,5
35mm:
MIO: 6,5

lunedì 1 novembre 2010

Realtà... virtuale?


Titolo Originale: eXistenZ
Titolo Italiano: id.
Regia: David Cronenberg
Anno: 1999
Durata: 97'
Interpreti:



Trama: In un futuro imprecisato, la famosa creatrice di videogiochi Allegra Geller sta per presentare la sua ultima crezione: eXistenZ, un gioco basato su un particolare sistema di collegamenti biologici che permette al giocatore di vivere una dimensione parallela, del tutto realistica. Durante la prima dimostrazione del gioco, un terrorista infiltrato fa fuoco e ferisce Allegra: quest'ultima sarà costretta a fuggire insieme a Ted, addetto alla sicurezza nella ditta che distribuisce eXistenZ. Il ferimento della donna, a quanto pare, ha messo a repentaglio la stessa sopravvivenza del gioco....


Ancora sotto gli influssi di "Inception", mi sono deciso a rivedere il film di Cronenberg, ingiustamente dimenticato nel ricercare influssi o paragoni per il quasi capolavoro di Nolan.
Anche in Cronenberg la realtà si fonde con la fantasia, ma non sotto forma di sogno bensì di videogioco o "realtà virtuale". Come sempre l'elemento un po' splatter si inserisce come marchio di fabbrica indelebile ed imprenscindibile del mondo cronenberghiano; i pod non sono meri aggeggi elettronici, ma elementi organici vivi che si nutrono dell'energia del giocatore a cui vengono collegati tramite la bio-porta situata alla base della spina dorsale. Essi vengono assemblati in una fabbrica che alleva organismi mutanti atti proprio alla funzionalità di divenire, una volta uccisi, parti integranti del pod.
Ma il film del regista canadese, più che un film di fantascenza, è una riflessione tecnologica e, come per la TV in "Videodrome", ci porta a riflettere su un progresso che porta, lo spettatore prima, e il giocatore ora, a confondere virtuale con il reale. Così la felicità di Allegra nell'uccidere il proprio "compagno" di giochi e di vita, porta nello sguardo lucido una consapevolezza illusoria di vittoria che porta lo spettatore ad una riflessione sulla sequenza finale alquanto inquietante. Siamo ancora nel gioco? Siamo tornati nella normalità? O è il film ad essere tutto un gioco?


La frase: "Siamo ancora nel gioco no?"


Il film è:
Voti:
IMDB: 6,8
35mm: 4 / 5
Gli Spietati: 7,14
Movieplayer: 8,3
MyMovies: 2,88 / 5
FilmTV: 4 / 5
CinemaDelSilenzio: 6,5
IlCinematografo: 4 / 5
MIO: 8

lunedì 18 ottobre 2010

Sepolto... dalla noia


Titolo originale: Buried
Titolo Italiano: Buried - Sepolto
Regia: Rodrigo Cortés
Durata: 95'
Anno: 2010
Interpreti:
Ryan Reynolds Ryan Reynolds ...



Trama: Dopo essere stato rapito in Iraq, l'imprenditore Paul Conroy si risveglia in una bara nel deserto armato solo di un telefono cellulare, uno Zippo e un coltello. Inizia per lui una dura corsa contro il tempo per scappare dalla claustrofobica trappola mortale in cui è stato rinchiuso.



Ho sempre cercato di evitare i film strombazzati da lusinghe giornalistiche appiccicate ossessivamente sulla locandina, specialmente quando si trattava di film a basso budget che improvvisamente incassavano una montagna di soldi senza un motivo apparente. Oddio magari l'idea c'era, anche originale,  ma tutte quella scritte mi hanno sempre dato l'aria di puzza di bruciato.
Anche l'uscita di "Buried" puzzava fino all'inverosimile, frasi tipo "Hitchcock sarebbe orgoglioso" mi davano l'idea di una bufala grande come una casa, ma per una volta ho fatto finta di non vedere, non sentire, evitare le avvisaglie di agguato mortale e ho deciso di rischiare.
Il risultato? Ha confermato le mie aspettative, tanto rumore per nulla con un finale ad effetto che manca completamente il colpo. Insomma la puzza di bruciato si è trasformata in un odore nauseabondo. Lasciando perdere la credibilità di certe azioni (lo zippo quasi perennemente acceso, il serpente che appare di colpo nella vana ricerca di un effetto tensione a tutti i costi, il protagonista che si gira nella bara), il film di hitchcockiano non ha quasi niente nella realizzazione.
Apprezzabile il tentativo di imprimere alla pellicola un retrogusto politico pescando sulla situazione in Iraq, la questione dei contractor (o mercenari fate voi) e via dicendo, ma quel che manca è il ritmo, la suspence, i 95 minuti sono obiettivamente troppi e penso che più di così non si poteva fare. La tensione si avverte a tratti così come il senso di claustrofobia che svanisce dopo una ventina di minuti. L'idea di fondo non era male, la scommessa era grossa, ma se a conti fatti il film non funziona del tutto, ecco intervenire il pompaggio pubblicitario/mediatico ad impedire il naufragio.
Il pubblico risponde ma il dubbio sulla durata dell'effetto iniziale rimane.


La frase: Dan Brenner: Your ransom video already has 47,000 hits on YouTube!


Il film è:


Voti:
35mm: 4 / 5
CinemaDelSilenzio: 7,5
IlCinematografo: 2 / 5
FilmTV: 3 / 5
IMDB: 7,8
GliSpieatati: 7
MyMovies: 3,23 / 5
MIO: 5

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