sabato 14 giugno 2008

Il Divo

Regia:
Paolo Sorrentino
Interpreti:
Toni Servillo ... Giulio Andreotti
Anna Bonaiuto ... Livia Danese
Piera Degli Esposti ... Signora Enea
Paolo Graziosi ... Aldo Moro
Giulio Bosetti ... Eugenio Scalfari
Flavio Bucci ... Franco Evangelisti
Carlo Buccirosso ... Paolo Cirino Pomicino
Giorgio Colangeli ... Salvo Lima
Alberto Cracco ... Don Mario
Lorenzo Gioielli ... Mino Pecorelli
Gianfelice Imparato ... Vincenzo Scotti
Massimo Popolizio ... Vittorio Sbardella
Aldo Ralli ... Giuseppe Ciarrapico
Durata: 110'
Paese: Italia, Francia
Anno: 2008

"Se non potete parlare bene di una persona, non parlatene"

Si comincia con un glossario per presentare i termini fondamentali degli anni di piombo italiani (DC, Brigate Rosse, P2...) si continua con una serie di omicidi avvolti tuttora (o quasi) nel mistero (Lima, Pecorelli, Calvi, Sindona, Dalla Chiesa, Ambrosoli, Moro, Falcone), si finisce con la presentazione (con fischiettio alla Morricone e introduzione tarantiniana degli uomini politici: Pomicino alias "O' Ministro", Evangelisti alias "Limone", Ciarrapico alias "Il Ciarra", Sbardella detto "Lo Squalo", Lima "Sua Eccellenza" e il Cardinale Fiorenzo Angelini "Sua Sanità") degli uomini fondamentali nella corrente di Andreotti, è l'inizio del suo settimo Governo. Insomma ecco a voi "Il Divo", ecco a voi la visione cinematografica di Paolo Sorrentino: grottesco, illuminante, fantasioso, visionario, ironico, inquietante. Un cinema fatto di movimenti di macchina poco consoni nel panorama nostrano, di dialoghi taglienti ed efficaci, di pause e ritmi vertiginosi. E poi c'è lui Toni Servillo, attualmente, il miglio attore italiano sulla piazza, un "divo" perfetto su cui ha ricamato un lavoro di postura e voce incredibile. La figura di Andreotti non era certo facile da rappresentare e, soprattutto, raccontare, ancora di più visto che girare un film su un personaggio vivente è ancora più complicato. Poi c'è la sua ambiguità, i suoi misteri, il suo immobilismo (emblematica la scena del Parlamento dove tutti baruffano e lui rimane inerte ad osservare), l'essere protagonista sempre ed in modo occulto, la sua figura non si vede ma si sente ancora oggi. Troppo facile prendere posizione, accusare, c'era il rischio di perdersi in un circolo vizioso, ma nel passato (Le Conseguenze dall'amore, L'amico di famiglia), Sorrentino ha dimostrato di trovarsi a proprio agio con personaggi ambigui e anche questa volta non fallisce il colpo perché ad interessarlo è l'uomo Giulio alias "Belzebù, il Papa nero, il divo...". Andreotti sembra essere sempre avvolto nell'oscurità, difficile trovare sprazzi di luce quando è solo, perfino al mattino nel suo ufficio in piena battuta di sole. Il divo è un uomo prigioniero della sua emicrania e dell'ombra di Moro, un regista occulto che ama giocare con le parole, al prete (con cui parla perché a differenza di Dio votano) che gli chiede "Perché ti circondi di uomini poco raccomandabili?", risponde "Padre, un albero per crescere ha bisogno di concime". A chi, come Scalfari, lo attacca rammentandogli tutti i "casi" della sua vita politica, risponde come sia un "caso" che continui a lavorare al giornale grazie ai suoi interventi.
Difficile, forse impossibile metterlo all'angolo, ma il regista napoletano lo mette a nudo, peccato solo che due ore non bastino anche perché della sua maestria si sentiva il bisogno.

"Ho la coscienza di essere di statura media, ma se mi giro attorno non vedo giganti…"

Voti:
CinemaDelSilenzio: 8
35mm: 4,5/5
IMDB: 7,9
Mymovies: 3/5
MIO: 9

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