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lunedì 18 ottobre 2010

Sepolto... dalla noia


Titolo originale: Buried
Titolo Italiano: Buried - Sepolto
Regia: Rodrigo Cortés
Durata: 95'
Anno: 2010
Interpreti:
Ryan Reynolds Ryan Reynolds ...



Trama: Dopo essere stato rapito in Iraq, l'imprenditore Paul Conroy si risveglia in una bara nel deserto armato solo di un telefono cellulare, uno Zippo e un coltello. Inizia per lui una dura corsa contro il tempo per scappare dalla claustrofobica trappola mortale in cui è stato rinchiuso.



Ho sempre cercato di evitare i film strombazzati da lusinghe giornalistiche appiccicate ossessivamente sulla locandina, specialmente quando si trattava di film a basso budget che improvvisamente incassavano una montagna di soldi senza un motivo apparente. Oddio magari l'idea c'era, anche originale,  ma tutte quella scritte mi hanno sempre dato l'aria di puzza di bruciato.
Anche l'uscita di "Buried" puzzava fino all'inverosimile, frasi tipo "Hitchcock sarebbe orgoglioso" mi davano l'idea di una bufala grande come una casa, ma per una volta ho fatto finta di non vedere, non sentire, evitare le avvisaglie di agguato mortale e ho deciso di rischiare.
Il risultato? Ha confermato le mie aspettative, tanto rumore per nulla con un finale ad effetto che manca completamente il colpo. Insomma la puzza di bruciato si è trasformata in un odore nauseabondo. Lasciando perdere la credibilità di certe azioni (lo zippo quasi perennemente acceso, il serpente che appare di colpo nella vana ricerca di un effetto tensione a tutti i costi, il protagonista che si gira nella bara), il film di hitchcockiano non ha quasi niente nella realizzazione.
Apprezzabile il tentativo di imprimere alla pellicola un retrogusto politico pescando sulla situazione in Iraq, la questione dei contractor (o mercenari fate voi) e via dicendo, ma quel che manca è il ritmo, la suspence, i 95 minuti sono obiettivamente troppi e penso che più di così non si poteva fare. La tensione si avverte a tratti così come il senso di claustrofobia che svanisce dopo una ventina di minuti. L'idea di fondo non era male, la scommessa era grossa, ma se a conti fatti il film non funziona del tutto, ecco intervenire il pompaggio pubblicitario/mediatico ad impedire il naufragio.
Il pubblico risponde ma il dubbio sulla durata dell'effetto iniziale rimane.


La frase: Dan Brenner: Your ransom video already has 47,000 hits on YouTube!


Il film è:


Voti:
35mm: 4 / 5
CinemaDelSilenzio: 7,5
IlCinematografo: 2 / 5
FilmTV: 3 / 5
IMDB: 7,8
GliSpieatati: 7
MyMovies: 3,23 / 5
MIO: 5

mercoledì 9 dicembre 2009

Ig-Nobel


Rubo titolo e spunto, dal sito di Peacereporter, per una riflessione.
Che abbia ragione Barnard a rivalutare la battuta infelice di Berlusconi? La ricordate? Quella del presidente abbronzato... Ebbene, probabilmente, dietro ad essa si celava il fatto che, secondo il nostro "premier", Obama non è altro che un altro Bush, solo più "abbronzato". Dal punto di vista della politica estera come dargli torto? Basta leggere le ultime dichiarazioni del "Nobel per la pace" (senza titolo né motivo), in cui cerca, retoricamente, di giustificare l'invio di altri 30mila militari in Afghanistan.
"Come comandante in capo, ho deciso di inviare altri 30mila soldati in Afghanistan nel vitale interesse della nostra nazione. (...)
Sono convinto che la nostra sicurezza è a rischio in Afghanistan e Pakistan. Quello è l'epicentro dell'estremismo violento praticato da Al Qaeda. E' da laggiù che noi siamo stati attaccati l'11 settembre e da laggiù che, mentre parlo, nuovi attacchi vengono pianificati.
Questo non è un pericolo immaginario, una minaccia ipotetica: nei mesi scorsi abbiamo catturato all'interno dei nostri confini dei terroristi inviati di confine tra Afghanistan e Pakistan per compiere atti terroristici. (...)
Gli americani sono stati vittime di attentati abominevoli provenienti dall'Afghanistan e sono tuttora il bersaglio di questi stessi estremisti che stanno complottando lungo il confine afgano. Abbandonare quell'area adesso significherebbe creare un rischio inaccettabile di nuovi attacchi contro il nostro paese e i nostri alleati".
Insomma retorica guerrafondaia degna del peggior presidente americano possibile. Che debba trovare lavoro per i migliaia di disoccupati della crisi? Nel giro di un anno, dopo le promesse elettorali pieni di buoni propositi, ecco i numeri del pacifista: 68mila soldati (32mila ad inizio mandato) più i prossimi 30mila, non c'è male come espediente per raggiungere la pace...
Sempre Barnard (qui e ancora qui) e Carlo Bertani, ci avevano svelato i retroscena della macchina elettorale e avvertito dei facili luccichii del bianco sorriso presidenziale. Solo leggendo questi articoli, potrete vedere tramontare tutti i suoi buoni propositi e le sue belle parole. Basta guardare i finanziatori per capire che alla fine, tra un Obama ed un McCain, sarebbe cambiato solo lo stile.
Naturalmente neanche dire che qualcuno a Washington, ha visto passeggiare una persona messa a 90, dicono che fosse un ministro italiano....

venerdì 25 settembre 2009

L'ONU sanziona Israele?


E' notizia di lunedì che, una commissione d'inchiesta dell'ONU, ha redatto un indagine estremamente dettagliata sui bombardamenti perpetrati da Israele sulla Striscia di Gaza lo scorso inverno. I risultati di tale ricerca hanno portato alla raccolta di prove inconfutabili contro il governo e le massime cariche militari israeliane; prove che potrebbero portare all'incriminazione dei leader politici Olmert, Livni, Barak, Ashkenazi e dei comandanti che guidarono l'attacco.
Naturalmente la notizia non è stata ripresa dai nostri telegiornali (o almeno non me ne sono accorto...). Logico è che, se fosse stata redatta un'inchiesta contro i palestinesi allora sì...
Come da copione la reazione israeliana è stata dura con la "solita" accusa di antisemitismo che stavolta rischia di cadere nel vuoto. Il perché? Presto detto: a presiedere la commissione ONU, è stato un giudice americano fervente sionista, il sudafricano Richard Goldstein non nuovo a queste inchieste. In passato aveva presieduto anche nelle indagini in Ruanda, Darfur ed ex-Jugoslavia, insomma più ferrato di così....
Ma tutto ciò non basta quando ad essere attaccata è la "civilissima" Israele. Goldstein ha prontamente replicato e difeso il proprio operato sulle colonne del New York Times, da cui ha lanciato un appello di cooperazione ad Israele, Hamas ed hai governi planetari. Goldstein si è rammaricato per la mancata cooperazione di Israele reo di aver ostacolato i lavori della commissione. Sono certo che questi appelli cadranno come sempre nell'oblio.
E l'America che fa? Da buon alleato all'inizio ha temporeggiato ma, alla fine, anche l'amministrazione di Obama ha ceduto alle pressioni sioniste giudicando i lavori della commissione TROPPO FAZIOSI verso Israele. A parte il fatto che non si capisce bene cosa intendano visti i presupposti elencati sopra, c'è da sottolineare che la figlia di Goldstein, intervistata da una emittente radiofonica israeliana, ha sottolineato come la presenza di suo padre abbia "addolcito di molto le conclusioni". Chissà, il fatto che qualche commentatore israeliano abbia chiesto provocatoriamente se Obama permetterà a Goldstein di indagare in Afghanistan e Iraq, non permette sonni tranquilliagli imperialisti... Insomma se neanche le accuse comprovate di crimini di guerra non bastano....
Comunque sembrerebbe che non sia finita qui, e che anche l'ambiguo programma nucleare israeliano sia sotto esame. L'AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica), pressata fortemente riguardo al programma nucleare iraniano ha cominciato ad affrontare il problema. Insomma sembra che la forte corazza israeliana cominci ad avere della falle, sarà curioso vedere come si porrà l'America nel caso in cui le accuse prendano corpo.

martedì 17 febbraio 2009

Palestina: Capire il torto 7^ Parte

E siamo così giunti all'ultima parte del percorso storico sul conflitto israelo-palestinese. Pensando di aver fatto cosa gradita cercherò di far confluire i vari video in uno unico per facilitarne la visione e comprensione.

lunedì 9 febbraio 2009

Palestina: Capire il torto 2^ parte

Seconda parte del percorso tracciato dal giornalista Paolo Barnard, all'interno della storia palestinese.

mercoledì 4 febbraio 2009

Palestina: Capire il torto 1^ parte

Comincio con oggi, a pubblicare dei video dedicati alla questione palestinese. Paolo Barnard è un noto giornalista indipendente che ha lavorato per molti anni con la redazione di Report. In un post precedente ho parlato del suo libro "Perché ci odiano" contenente documenti e testimonianze che ci fanno capire quanto siamo lontani dalla realtà rispetto alle questioni Medio-Orientali e sulla Palestina.
Il resoconto storico è diviso in 7 parti e verrà pubblicato lungo l'arco di tutto il mese.

sabato 17 gennaio 2009

Israele colpisce un'altra scuola gestita dal'Onu


Dal sito di Peacereporter (http://it.peacereporter.net/homepage.php)

Ancora una volta bombe israeliane contro scuole delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza. Secondo i portavoce dell'esercito con la stella di Davide, la scuola, trasformata in centro di raccolta profughi, sarebbe stata colpita per errore durante una battaglia tra i loro carri armati e i miliziani di Hamas.

Non si sa quanti siano i morti. Secondo alcune testimonianze sarebbero due, secondo altre potrebbero essere una ventina. Tra loro, certamente una donna e suo figlio piccolo.

E' la quarta scuola gestita dall'Onu che viene bombardata dagli isrealiani da quando, ventidue giorni fa, è cominciata l'operazione Piombo Fuso. Oltre alle scuole dell'Onu, i razzi israeliani hanno colpito più volte gli ospedali, hanno distrutto il magazzino della Croce Rossa Internazionale dove erano contenute scorte di cibo e medicine per la popolazione civile, hanno devastato la sede della mezzaluna rossa, e infine hanno distrutto il palazzo dove avevano sede le principali emittenti televisive internazionali e dove lavoravano giornalisti di tutto il mondo.

La scuola colpita si trova nell'area settentrionale di Beit Lahiya. Nell'edificio colpito questa mattina si trovavano civili fuggiti dalle loro case nelle aree di al Atara e al Salatin. Dopo una notte di sporadici colpi d'arma da fuoco, riferiscono i media israeliani, l'aviazione dello stato ebraico ha ripreso i raid nella Striscia attorno alle 05.00 del mattino (ora locale). Sono stati colpiti 50 obiettivi, fra cui 16 tunnel per il contrabbando di armi, due moschee, tre bunker, otto rampe di lancio di missili e sei aree minate. Durante i combattimenti notturni un soldato israeliano è rimasto ferito.

Nella fotosequesnza che vi mostriamo, appare evidente che la scuola è stata colpita da bombe al fosforo, vietate dalle convenzioni internazionali.




venerdì 16 gennaio 2009

La puzza economica comincia a farsi sentire



Guerra e metano : Invasione israeliana e interessi arabi (famiglia Saoud)

Michel Chossudovsky, 8 gennaio 2009
Trad. Nicoletta Forcheri

L’invasione militare della Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane riguarda direttamente il controllo e la proprietà di giacimenti strategici di gas offshore.
E’ una guerra di conquista. Enormi riserve di gas, scoperte nel 2000, giacciono al largo delle coste di Gaza.
Ai sensi di un accordo firmato con l’Autorità palestinese, nel novembre del 1999, di 25 anni di validità, sono state accordate delle licenze di sfruttamento degli idrocarburi British Gas Group e al suo partner di Atene, Consolidated Contractors International company (CCC) di proprietà delle famiglie libanesi Sabbagh e Koury.
Le quote della licenza sui giacimenti di gas offshore sono rispettivamente del 60% per BG, del 30% per CCC e del 10% per il Fondo d’investimento dell’Autorità palestinese (cfr. Haaretz, 21 ottobre 2007). L’accordo PA-BG-CCC prevede l’allestimento e la costruzione di un gasdotto (Middle East Economic Digest, 5 gennaio 2001).

La licenza di BG copre tutta la zona marittima al largo di Gaza che è contigua a numerose piattaforme di gas offshore israeliani (vedi piantine). Si noti che il 60% delle riserve di gas lungo la costa di Gaza e di Israele appartengono alla Palestina.

Il Gruppo British Gas ha trivellato due pozzi nel 2000 : Gaza Marine-1 e Gaza Marine-2. British Gas valuta le riserve in oltre 39 miliardi di metri cubi dal valore di circa 4 miliardi di dollari. Sono i dati pubblicati da British Gas, ma le dimensioni delle riserve di gas palestinese potrebbero essere di gran lunga superiori.

Chi è proprietario dei giacimenti di gas.

La questione della sovranità sui giacimenti di gas di Gaza è cruciale. Dal punto di vista giuridico essi appartengono alla Palestina. Ma la morte di Yasser Arafat, le elezioni di Hamas al governo e il crollo dell’Autorità palestinese hanno consentito a Israele di prendere il controllo de facto sulle riserve offshore di Gaza.
E mentre British Gas (BG Group) ha trattato con il governo di Tel Aviv, quello di Hamas è stato boicottato per quel che riguarda le licenze di esplorazione e di produzione dei giacimenti.

L’elezione del Primo ministro Ariel Sharon nel 2001 ha rappresentato una svolta cruciale. La sovranità della Palestina sui giacimenti di gas offshore è stata contestata alla Corte suprema israeliana dove Sharon dichiarò, senza mezzi termini, che "Israele non accetterà mai di acquistare il gas dalla Palestina” lasciando intendere che le riserve di gas al largo di Gaza appartenevano a Israele.

Nel 2003 Ariel Sharon ha opposto il veto a un primo accordo che avrebbe permesso a British Gas di alimentare Israele in metano con le riserve offshore di Gaza (cfr. The Independent, 19 agosto 2003).

La vittoria elettorale di Hamas nel 2006 ha favorito la dismissione dell’Autorità palestinese che è stata accantonata alla Cisgiordania con il mandato di Mahmoud Abbas.

Nel 2006, British Gas “era sul punto di firmare un accordo di pompaggio di gas per l’Egitto” (cfr. Times, 28 maggio 07). Secondo i resoconti, l’allora Primo ministro britannico Tony Blair intervenne per conto d’Israele perché l’accordo con l’Egitto non approdasse. L’anno successivo, nel maggio 2007, il gabinetto israeliano ha approvato una proposta del Primo ministro Ehud Olmert “di acquisto di gas dall’Autorità palestinese”. Il contratto proposto era di 4 miliardi di dollari con utili di 2 miliardi di dollari, di cui un miliardo per i palestinesi. Tuttavia, Tel Aviv non aveva nessuna intenzione di dividere i proventi del gas con la Palestina. Il Gabinetto israeliano ha allora costituito una squadra di negoziatori israeliani per finalizzare un accordo con la BG, scartando sia il governo di Hamas sia l’Autorità palestinese:

"Le autorità della difesa israeliana desiderano che i Palestinesi siano pagati in beni e in servizi e insistono perché non sia corrisposta alcuna somma in denaro al governo controllato da Hamas." (Ibid, enfasi aggiunta)
L’obiettivo era essenzialmente di annullare il contratto firmato nel 1999 tra il Gruppo BG e l’Autorità palestinese di Yasser Arafat.
Ai sensi dell’accordo proposto nel 2007 con BG, il gas palestinese dei pozzi offshore doveva essere convogliato da un gasdotto sottomarino verso il porto israeliano di Ashkelon, in tal modo trasferendo il controllo sulla vendita di metano a Israele.

Ma l’accordo non approda e le trattative vengono sospese:

“Il Capo del Mossad Meir Dagan si è opposto alla transazione per ragioni di sicurezza, temendo che i proventi potessero finanziare il terrorismo".
(cfr. Deputato del Knesset Gilad Erdan, Allocuzione al Parlamento su "L’Intenzione del vice Primo ministro Ehud Olmert di acquistare gas dai Palestinesi anche se i pagamenti servissero ad Hamas" 1 Marzo 2006, citato in Lt. Gen. (ret.) Moshe Yaalon, Does the Prospective Purchase of British Gas from Gaza's Coastal Waters Threaten Israel's National Security? Jerusalem Center for Public Affairs, Ottobre 2007)

L’intenzione di Israele era di evitare l’ipotesi che fossero corrisposte le royalties ai Palestinesi. Nel dicembre del 2007, il Gruppo BG si è ritirato dai negoziati con Israele e nel gennaio 2008 è stato chiuso l’ufficio in Israele.(BG website).

Il piano di invasione in preparazione:

Stando a fonti militari israeliane, il progetto d’invasione di Gaza chiamato «operazione Piombo fuso» è stato iniziato nel giugno 2008:

“Fonti della Difesa hanno dichiarato che il Ministro della Difesa Ehud Barak aveva incaricato le forze della difesa israeliana IDF di preparare l’operazione da più di sei mesi [giugno o prima di giugno], nonostante Israele avesse cominciato a negoziare un accordo di cessate il fuoco con Hamas.” (cfr. Barak Ravid, Operazione “Cast Lead”: L’attacco aereo israeliano avviene dopo mesi di pianificazione, 27 dicembre 2008).

Quello stesso mese le autorità israeliane hanno ripreso contatto con British Gas, al fine di riprendere i negoziati cruciali per l’acquisizione del metano di Gaza:

“Sia il direttore generale del Ministero delle Finanze Yarom Ariav, sia il direttore generale del Ministero delle Infrastrutture nazionali, Hezi Kugler, hanno concordato d’informare BG del desiderio d’Israele di rinnovare le trattative. Le fonti hanno aggiunto che BG non ha ancora risposto ufficialmente alla richiesta d’Israele ma che alcuni dirigenti dell’azienda potrebbero recarsi qualche settimana in Israele per portare avanti i colloqui con alcuni funzionari del governo.” (cfr. Globes online-Israel’s Business Arena, 23 giugno 2008).

La decisione di accelerare i negoziati con British Gas (BG Group) coincide cronologicamente con la pianificazione dell’invasione di Gaza, avviata a giugno. Sembrerebbe che Israele fosse preoccupato di giungere a un’intesa con BG Group prima dell’invasione, in fase avanzata di pianificazione.

Inoltre i negoziati con British Gas sono stati guidati dal governo di Ehud Olmert che sapeva che l’invasione militare era allo studio. Verosimilmente, è stato anche previsto dal governo israeliano il riassetto post bellico politico territoriale della Striscia di Gaza.

Di fatto nel mese di ottobre 2008 i negoziati tra British Gas e i responsabili israeliani erano ancora in atto, due/tre mesi prima dell’inizio dei bombardamenti il 27 dicembre.

A novembre 2008, il ministero israeliano delle Finanze e il ministero delle Infrastrutture incaricavano la Israel Electric Corporation (IEC) di avviare negoziati con British Gas per l’acquisizione di metano proveniente dalla concessione di BG al largo di Gaza. (Globes, 13 novembre 2008).

“Yarom Ariav, direttore generale del Ministero Finanze e Hezi Kugler, direttore generale del Ministero Infrastrutture Nazionali hanno scritto recentemente al presidente di IEC, Amos Lasker, per informarlo della decisione del governo di permettere ai negoziatori di andare avanti conformemente alla proposta quadro approvata precedentemente.
Qualche settimana fa il consiglio di amministrazione di IEC, diretto dal presidente Moti Friedman, ha approvato i principi della proposta quadro. Le trattative con il Gruppo GB inizieranno non appena il consiglio di amministrazione avrà approvato l’esenzione dell’obbligo di gara” (Globes, 13 novembre 2008)


Gaza e la geopolitica energetica

L’occupazione militare di Gaza si prefigge di trasferire la sovranità sui giacimenti di gas a Israele, in violazione del diritto internazionale.

Che cosa si può prevedere in seguito all’invasione?

Quali sono le intenzioni di Israele per quel che riguarda le riserve di gas della Palestina ?

Un nuovo accordo territoriale con il posizionamento di truppe israeliane e/o la presenza di “forze di mantenimento della pace”?

La militarizzazione di tutto il litorale di Gaza che è strategico per Israele ?

La confisca pura e semplice dei giacimenti di gas palestinese e la dichiarazione unilaterale della sovranità israeliana sulle zone marittime della Striscia di Gaza?

Se dovesse essere il caso, i giacimenti di gas di Gaza sarebbero integrati agli impianti offshore di Israele che sono adiacenti.
Queste diverse piattaforme offshore sono anche collegate al corridoio di trasporto energetico israeliano che arriva fino al porto di Eilat, terminale petrolifero, sul mar Rosso fino al terminale marittimo dell’oleodotto di Ashkelon, e verso nord ad Haifa, e si collegherebbe eventualmente grazie ad un oleodotto turcoisraeliano “proposto” fino al porto turco Ceyhan.
Ceyhan è il terminale dell’oleodotto del Caspio Baku Tbilisi Ceyhan (BTC). «Si prevede di collegare l’oleodotto gasdotto BTC al pipeline israeliano Eilat-Ashkelon, anche noto con il nome Israel Tiplinel» (Cfr Michel Chossudovsky, The War on Lebanon and the Battle for Oil, Global Research, 23 juillet 2006).

www.mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2009/gaz-gaza.html http://www.stampalibera.com/?p=1264

martedì 13 gennaio 2009

Ricordando De Andrè

In questi giorni di guerra, quale modo migliore per ricordare il poeta cantautore per eccellenza se non "La guerra di Piero".

giovedì 8 gennaio 2009

Ancora Gaza, chiarimenti doverosi per capire.


Il NYTimes di oggi pubblica un articolo interessante di Rashid Khalidi, professore di studi arabi alla Columbia, autore di “Sowing Crisis: The Cold War and American Dominance in the Middle East”.

* * *

Quello che non sapete su Gaza
di Rashid Khalidi

Quasi tutto quello che siete stati portati a credere su Gaza è sbagliato. Alcuni punti essenziali sembrano mancare dal discorso, svoltosi per lo più sulla stampa, circa l’attacco di Israele alla striscia di Gaza.

Il popolo di Gaza
La maggioranza di chi vive a Gaza non è lì per scelta. Un milione e cinquecentomila persone stipate nelle 140 miglia quadrate della striscia di Gaza fanno parte per lo più di famiglie provenienti dai paesi e dai villaggi attorno a Gaza come Ashkelon e Beersheba. Vi furono condotte a Gaza dall’esercito israeliano nel 1948.

L’occupazione
Gli abitanti di Gaza vivono sotto l’occupazione israeliana dall’epoca della Guerra dei sei giorni (1967). Israele è tuttora considerata una forza di occupazione, anche se ha tolto le sue truppe e i suoi coloni dalla striscia nel 2005. Israele controlla ancora l’accesso all’area, l’import e l’export, e i movimenti di persone in ingresso e in uscita. Israele controlla lo spazio aereo e le coste di Gaza, e i suoi militari entrano nell’area a piacere. Come forza di occupazione, Israele ha la responsabilità di garantire il benessere della popolazione civile della striscia di Gaza (Quarta Convenzione di Ginevra).



Il blocco
Il blocco della striscia da parte di Israele, con l’appoggio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, si è fatto sempre più serrato da quando Hamas ha vinto le elezioni per il Consiglio Legislativo Palestinese nel gennaio 2006. Carburante, elettricità, importazioni, esportazioni e movimento di persone in ingresso e in uscita dalla striscia sono stati lentamente strozzati, causando problemi che minacciano la sopravvivenza (igiene, assistenza medica, approvvigionamento d’acqua e trasporti).
Il blocco ha costretto molti alla disoccupazione, alla povertà e alla malnutrizione. Questo equivale alla punizione collettiva –col tacito appoggio degli Stati Uniti- di una popolazione civile che esercita i suoi diritti democratici.

Il cessate-il-fuoco
Togliere il blocco, insieme con la cessazione del lancio dei razzi, era uno dei punti chiave del cessate-il-fuoco fra Israele e Hamas nel giugno scorso. L’accordo portò a una riduzione dei razzi lanciati dalla striscia: dalle centinaia di maggio e giugno a meno di venti nei quattro mesi successivi (secondo stime del governo israeliano). Il cessate-il-fuoco venne interrotto quando le forze israeliane lanciarono un imponente attacco aereo e terrestre ai primi di novembre; sei soldati di Hamas vennero uccisi.

Crimini di guerra
Colpire civili, sia da parte di Hamas che di Israele, è potenzialmente un crimine di guerra. Ogni vita umana è preziosa. Ma i numeri parlano da soli: circa 700 palestinesi, per la maggior parte civili, sono stati uccisi da quando è esploso il conflitto alla fine dello scorso anno. Per contro, sono stati uccisi 12 israeliani, per la maggior parte soldati. Il negoziato è un modo molto più efficace per affrontare razzi e altre forme di violenza. Questo sarebbe successo se Israele avesse rispettato i termini del cessate-il-fuoco di giugno e tolto il suo blocco dalla striscia di Gaza.
Questa guerra contro la popolazione di Gaza non riguarda in realtà i razzi. Né riguarda il “ristabilire la deterrenza di Israele”, come la stampa israeliana vorrebbe farvi credere. Molto più rivelatrici le parole dette nel 2002 da Moshe Yaalon, allora capo delle Forze di Difesa israeliane:”Occorre far capire ai palestinesi nei recessi più profondi della loro coscienza che sono un popolo sconfitto.”

venerdì 2 gennaio 2009

Buon anno?



Si fa a fatica a pensare che sarà un buon anno. Il 2008 si è chiuso in modo orrendo ma il 2009 si apre in modo peggiore e non si sa bene quanto la situazione punti a degenerare. Quello che sta succedendo a Gaza è vomitevole ma a nessuno frega. Tutti si nascondono dietro alla parola terrorismo o Hamas ma basta fare un rapido giro su internet in quei siti dove la notizia reale, imparziale e neutra esiste ancora, per capire quanto siamo lontani dalla realtà e quanto i nostri giornali (?) o telegiornali (??) siano falsi e schierati.
Far passare dei missili capaci di "danni limitati" (a detta dei giornalisti) e che non hanno quasi mietuto vittime, come dei fatti ben più gravi di bombardamenti che hanno mietuto oltre 400 vittime e un numero sconsiderato di feriti dovrebbe da solo far capire che c'è qualcosa che non va.

Si va dicendo che Hamas non ha rispettato la tregua con il suo lancio di missili, peccato non sia così. Le cronache raccontano come il 13 novembre Israele violò la tregua uccidendo 6 palestinesi (badate bene PALESTINESI e non terroristi o affiliati di Hamas), raccontano di come prima dei bombardamenti ne siano stati uccisi altri 49 mentre Israele non ha ricevuto attacchi o subito perdite. Si continua a dire che Hamas ha lanciato missili su Israele ma nessuno si chiede da cosa derivi questo attacco insulso visto l'evidente differenza tra le forze in campo. Quanti sanno che Gaza è cinta d'assedio da mesi, che la gente muore in quanto non riceve aiuti continuamente negati da Israele? A Gaza si sta perpretando un genocidio mascherato sotto un attacco ad Hamas nel silenzio generale.
Nessuno si è ancora chiesto perché dall'America nessuno batta un colpo (a parte Obama mentre gioca tranquillamente a golf...)? Forse perché le bombe utilizzate da Israele sono state fornite dagli americani stessi per la difesa contro un eventuale attacco(?) iraniano?
Cominciamo ad aprire gli occhi che forse è meglio, cominciamo a ricercare un informazione più giusta:

www.peacereporter.net
www.luogocomune.net
www.comedonchisciotte.org

e per le notizie dei bombardamenti su Gaza:
www.infopal.it
www.uruknet.info

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