Visualizzazione post con etichetta Musica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Musica. Mostra tutti i post

mercoledì 6 aprile 2011

Elisa - Ivy Tour



Era da tempo che volevo vedere Elisa dal vivo in un concerto acustico. I presupposti per uno splendido concerto c'erano tutti, la sua voce imbattibile e, a mio avviso, tra le migliori al mondo, musiche e mentalità che ben si adattano al concerto acustico, una band super collaudata e affiatata, la semplicità dell'artista lontana dai toni presuntuosi di molte "star".
Elisa convince e stupisce ancora una volta e di più, coinvolge (e vista la sua proverbiale timidezza e tutto dire) e trascina coadiuvata, nella seconda parte, anche dal piccolo coro Artemìa di Torviscosa con cui ha inciso l'ultimo album.
L'artista ripercorre le tappe del suo percorso artistico proponendo quasi tutti i suoi successi in italiano (i più cantati perché, si sa, gli italiani con l'inglese...) compresa la cover (stupenda e, inizialmente, non prevista) "Almeno tu nell'universo", a dimostrazione che in Italia nessuno può reggerle il confronto a livello di voce.
Insomma per chi se lo è perso, preghi in un ritorno dell'artista il più presto possibile.

Voto: 8,5

martedì 27 luglio 2010

Concerti: Goran Bregovic a Grado



"Noi di solito suoniamo per funerali e matrimoni perchè riceviamo poche richieste.
Ai funerali possiamo suonare in due modi diversi: così (segue esecuzione della tromba) ma è per funerali importanti, politici, oppure così, per persone normali.
Ma per favor, non morite, i nostri funerali costano caro.... ma per i matrimoni facciamo metà prezzo."
(G. Bregovic)

VOTO: 7,5

lunedì 27 luglio 2009

Bruce - The Boss di nome e di fatto.



160 minuti di adrenalina, rock, energia, Bruce - The Boss - Spingsteen spazza via l'eco dei suoni campionati e finti di Madonna con la sua voce roc(k)a ed un bagaglio musicale inarrivabile per la signora Ciccone. La ciliegina sulla torta è rappresentata sicuramente dalla storica E Street Band di cui, umilmente, il cantante si definisce un membro del gruppo e non il leader.
Dopo l'apertura sulle note della tarantella, in omaggio all'Italia, Bruce scatena tutta la sua furia musicale esaltando il pubblico accorso all'urlo di "Mandi Udin", pochi secondi e la gente friulana e non, è già sua. La cosa sorprendente è proprio l'approccio e il feeling con il pubblico, tanto da lasciarsi strattonare, toccare, "palpare", dai fan in visibilio senza problemi, anzi sorridendo nei momenti in cui ha fatto fatica a divincolarsi.
Ma l'apoteosi la raggiunge quando sciorina stentatamente la frase "O soi content di sta chi cun voatris ste sere", insomma in poche parole lo stadio è un tripudio mai visto (almeno per me e ne ho visti di concerti). The Boss segue l'onda dell'entusiasmo e invita il pubblico a fare rumore perchè lui e la sua band ne hanno tremendamente bisogno. Il trionfo è alimentato da passeggiate, corse, siparietti con il pubblico, tra cui la chitarra di gomma che il cantante fa finta di suonare, la ricerca di cartelli tra il pubblico con i titoli delle canzoni in scaletta da esibire all'inizio di ogni attacco all'urlo "One, two, three". Il gruppo è un rullo compressore che si ferma solo quando il cantautore invita tutti al silenzio per porgere ad un bambino il microfono proseguendo "Waitin' on a sunny day" al suo posto. Ma non è finita qui, si prosegue con il ballo con una fan che, siamo certi, non laverà più i vestiti mettendoli in bacheca, si diverte annunciando "Born in the USA" con un cartello che ritrae un neonato con la sua faccia, "Bello piccolo Boss, baby Boss" e tanta tanta energia.
E cosa dire poi della gag organizzata verso la fine.
Bruce, fingendosi ormai privo di forze, si inginocchia sul palco e fa cenno al chitarrista della band di recuperare un cartello e una miracolosa pozione magica in grado di rianimarlo.
Il cartello recita HI BRUCE GRAPPA IS HERE (Ciao Bruce, la grappa è qui). Cartello e bevanda miracolosa recuperata con versamento della stessa sul viso del Boss che miracolosamente si rianima. Eccezionale.
Ed ecco le 25 perle servite dal Boss dalle 21.07 alle 23.47, per 2 ore e 40 di concerto filato: Sherry Darling, Badlands, Hungry Heart, Outlaw Pete, Darlington County, Something In The Night, Working On A Dream, Murder Incorporated, Johnny 99, No Surrender, Summertime Blues, Be True, Streets of Fire, My Love Will Not Let You Down, Waiting On A Sunny Day, The Promised Land, American Skin (41 Shots), Lonesome Day, The Rising, Born To Run, Born In The USA, American Land, Bobby Jean, Dancing In The Dark, Twist & Shout.

Voto finale: 10 con lode

martedì 13 gennaio 2009

Ricordando De Andrè

In questi giorni di guerra, quale modo migliore per ricordare il poeta cantautore per eccellenza se non "La guerra di Piero".

lunedì 15 dicembre 2008

Una serata col magico "Guccio"



Ironico, beffardo, provocatore, energico in una parola Guccini. Un'artista che a 68 anni non conosce cedimenti ma solo vitalità e voglia di combattere portando avanti le sue idee.
Dopo un viaggio burrascoso che ci ha portato da San Lorenzo al palasport di Pordenone (e vi assicuro che il burrascoso non riguarda il tempo...), eccolo emergere con quasi mezzora di ritardo (e che diavolo ho corso come un matto per arrivare in orario...). A dir la verità cominciavamo a pensare che avesse trovato degli intoppi in qualche osteria... L'inizio è all'insegna dell'umorismo e della satira con almeno 10 minuti di chiacchiere con il pubblico e gag. Nessuno viene risparmiato, dal nostro "premier" "che siamo noi che non lo capiamo perché le corna al Ministro spagnolo era un omaggio alla Spagna ed ai suoi tori" e ancora "lui non ha fatto il militare, noi purtroppo sì, ebbene in questo cima di ilarità potremmo insegnargli qualche gioco non so, magari al prossimo G8 potremmo proporre un bel gavettone o per il G20 il sacco". Ce ne per tutti anche per Brunetta ("pensate s vivesse a Venezia, con l'acqua alta non potrebbe uscire di casa"). Insomma comincio a pensare che il biglietto valga per due concerto e cabaret, due spettacoli in uno.
E poi arriva la musica con l'interpretazione dei brani più famosi di un ultradecennale repertorio. Si parte con la struggente "Canzone per un'amica" ("cominceremo con un brano nuovissimo che non abbiamo mai suonato" anche la presentazione è all'insegna dell'ironia) e la carica trasmessa è quella di ogni concerto anche perché il contorno è, come sempre, magistrale da Pierluigi Mingotti al basso, Antonio Marangolo alle percussioni, il polistrumentalista Roberto Manuzzi fino ad arrivare ai grandi Juan Carlos "Flaco" Biondini (alle chitarre), Vince Tempera (oggetto di scherno da parte del Guccio per la sua futura partecipazione a "La Corrida" al posto di Pregadio) e soprattutto al mitico Ellade Bandini una vera macchina da guerra musicale alle batterie. La magia continua con la "Canzone delle osterie di fuori porta" dopodichè si continua con aneddoti e battute ("non sono un conoscitore di osterie ne conosco 3 o 4") e all'urlo di una ragazza che lo chiama "orsacchiottino" lui risponde con "Vedi cara".
Una caduta la devo comunque rilevare quando intraprende il discorso sul G8 di Genova e la morte di Giuliani ma preferirei evitare di discuterne non è questo il momento.
E così si prosegue con il trittico "Canzone quasi d'amore", "incontro" e "Farewell" dove il cantautore esprime la sua visione dell'amore dotata di crudo realismo. Ma Guccini ha in serbo due sorprese, due inediti: "Su in collina" canzone sui partigiani che riprende una poesia scritta in modenese e che l'artista si è sentito in dovere di tradurre e trasformare in musica, il tutto dedicato al "compagno" La Russa. Secondo inedito "Il testamento del pagliaccio" dove i pagliacci siamo noi, naturalmente due splendide interpretazioni ma non servirebbe neanche dirlo ormai.
Insomma siamo a metà serata e io e un mio amico rimaniamo in attesa che arrivi La Canzone e puntuale eccola ergersi a monumento: "Don Chisciotte" cantata insieme a "Sancho" Biondino ad un ritmo travolgente, anche troppo, con Bandini letteralmente scatenato ed irrefrenabile alla batteria (a occhio e croce dai canonici 6 minuti si è passati a 4 minuti...).
Siparietto ironico quando sorseggia il suo bicchiere di vino "per schiarirsi la gola" ma soprattutto quando ironizza sui gruppi stranieri che "vengono in Italia e vogliono 60 asciugamani rosa, 60 bianchi, 60 accappatoi, 60 vasi di fiori. Ecco a me hanno dato questo." e mostra orgoglioso una pezza multicolore. Dopo "Eskimo" comincia il gran finale con i cavalli di battaglia "Cyrano" (per fortuna ad un ritmo più blando), "Auschwitz" (dedicata al "compagno" Gasparri"), "Il vecchio e il bambino", fino all'apoteosi finale quando, come da tradizione, tutti in piedi si è cantato "Dio è morto" e "La Locomotiva". Che dire brividi e pelle d'oca per una prestazione che non poteva deludere e non lo ha fatto e adesso aspettiamo trepidanti il 3 Aprile quando si riproporrà al palasport di Udine. Naturalmente, grazie.

Voto: 9

giovedì 11 dicembre 2008

Francesco Guccini - Don Chisciotte

Aspettando il concerto deliziatevi.

[ Don Chisciotte ]

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...

[ Sancho Panza ]

Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore...
E' la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini...
E' un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant'è vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza...

[ Don Chisciotte ]

Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

[ Sancho Panza ]

A proposito di questo farsi d'ombra delle cose,
l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com'è vero... che ora ho fame !

[ Don Chisciotte ]

Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch'io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna,
preferisco le sorprese di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire...

[ Sancho Panza ]

Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

[ Don Chisciotte ]

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po' di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

[ Insieme ]

Il "potere" è l'immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza... e Don Chisciotte !

mercoledì 29 ottobre 2008

Un ritorno atteso



Segnatevi questa data:
12 dicembre 2008, palasport di Pordenone.
Finalmente, dopo più di cinque anni, riuscirò a partecipare nuovamente ad un suo concerto.

"Se Fabrizio De André è stato un poeta della canzone.
Se Francesco De Gregori è un intellettuale con la chitarra.
Guccini è la sintesi di entrambi.
Guccini non ha di De André l'immediatezza, la folgorazione.
Non ha il ragionamento distaccato di De Gregori.
Ma ha tutto il resto.
Ironia, senso della storia, capacità di indignarsi, impegno politico vissuto con sospetto, curiosità verso il mondo."

Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore

"Di Guccini porto nella memoria le bottiglie. Un tipo che come lui ha bevuto un Mar Caspio di vino dimostra che l'alcool non è affatto contrario all'arte."
Stefano Benni, scrittore

"Guccini è forse il più colto dei cantautori in circolazione: la sua è poesia dotta, intarsio di riferimenti. Guccini è un cantore da vaste pianure.
Guccini è omerico, procede per agglomerazione, ha una gran sfacciataggine nell'osare una metafora dietro l'altra."

Umberto Eco, semiologo

sabato 20 settembre 2008

Perchè non fare un gobbo padano?


Su "Notre Dame de Paris" si è scritto e detto di tutto, è uno spettacolo che ha avuto un seguito senza precedenti. E' con questa convinzione che ieri sera abbiamo sfidato il freddo umido di questi giorni. Nonostante fossimo altamente attrezzati le gelide folate si insinuavano nei punti più oscuri dei nostri corpi immersi nelle seggiole allestite nel parco di Villa Manin. Il sipario si apre con due enormi statue bianche su sfondo avvolto in una luce blu, un misto fra animali, uomini e dei.
Alcuni attori scendono dall'alto, dalle finestre aperte del fondale, appaiono figure nere, camminano, rotolano sui gradini e si illuminano al loro passaggio. Chi ama la fotografia non può non apprezzare certi passaggi cromatici e compositivi.
La parte fondamentale però, secondo me è retta dagli acrobati. Sono di una sincronicità strepitosa, non a caso sono stati i più applauditi. Quando verso la fine dello spettacolo, agitano le enormi campane in un crescendo di musica e ritmo, ci sembra che quelle acrobazie siano fatte solo per noi e ogni singolo spettatore si sente partecipe dei movimenti.
È uno spettacolo in cui la tensione fa da padrona, è voluta dagli autori e allo stesso tempo cercata dallo spettatore. L'incontro riuscito delle aspettative autori-attori-spettatori determina una parola molto semplice, ma molto difficile da ottenere: IL SUCCESSO!

Voto: 9

E fin qui la parte seria. Ora quella semi demente. Ascoltando i testi e certi passaggi dello spettacolo, non ho potuto fare a meno di attualizzarlo mentalmente visto il periodo di caccia alle streghe (o al negher...).
Ambientazione? Padania naturalmente. Ci metterei un bello sbarco di clandestini avvistati e reietti dal sommo prelato Frollo (Ruini ringiovanito ce lo vedrei bene). Compito di allontanarli affidato all'irresistibile Febo (Berlusconi perchè lui con le donne.....), fidanzato con la bella Fiordaliso (lo so che nello spettacolo è bionda ma qui ci metterei la Carfagna) che però perde la testa per la bella Esmeralda (qua non saprei chi metterci). Anche Frollo finisce per perdere la testa per lei ma pur sapendo di non poterla avere per se si produce in atti subdoli per imprigionarla e ucciderla. A questo punto ecco spuntare il guardiano della cattedrale Quasimodo (e qua la chicca un bell'incrocio tra Andreotti, per la gobba, e Bossi, per il viso) che, neanche farlo apposta si innamora anche lui della ragazza cercando in tutti i modi di salvarla. Come contorno i ballerini acrobati e qui chi meglio dei precari di oggi per fare i salti mortali?? Il resto della storia lo conoscete già per cui potete variarla a piacimento, fate voi.

mercoledì 2 aprile 2008

Allevi, la fragilità si fa forza

Si è concluso con 3 bis e un ovazione da stadio ("Tutti in piedi sulla poltrona" direbbe Guido Meda), la sublime esecuzione di Giovanni Allevi ieri sera al teatro Rossetti di Trieste. Ci ha riconsegnato l'anima alla musica con la sua spontaneità e gioia. La Musica quella vera, quella fatta di note, armonia, bellezza, quella ricercata, che viene dal cuore, dalla passione, lontani anni luce dalle false melodie preimpostate pop dei giorni nostri utili solo a fare soldi e instupidire la gente e gli adolescenti. La Musica quella capace di creare emozioni diverse, quella capace di trasportarti in un altro mondo, in un'altra dimensione, quella che ti rende felice perché sai di assistere a qualcosa di bello, unico, irripetibile. La Musica come una droga benevola che accarezza il tuo corpo come la fresca brezza del mattino lasciandoti andare in un estasi di pace. Tutto questo e molto di più è l'esperienza che si vive durante la cavalcata di questo talento che, a vederlo, nella sua dolce corsa goffa non gli daresti una lira anche perché tutti sono abituati a vedere il classico musicista di pianoforte con il suo completino serio, la faccia seria, quando la musica è gioia e naturalezza. Allevi con i suoi jeans, le scarpette da ginnastica, la felpa (che cortesemente chiede di poter togliere prima di un pezzo "difficilissimo da suonare... me la sono cercata") va contro, va oltre, è, soprattutto, sé stesso, e di questo lo ringraziamo. E così dopo aver accarezzato il suo pianoforte chiedendogli, come ogni concerto, di "fare il bravo", ci introduce con ironia ai brani raccontando aneddoti e fonti di ispirazione. Dopo "Japan", il suo primo brano scritto all'età di 17 anni, durante "Il nuotatore", figlio della sua paura dell'acqua, ti pare di essere immerso in una piscina e di osservare un'atleta che completa le sue vasche con poderose ed aggraziate bracciate. Ti lasci andare agli attacchi di "Panic", alle atmosfere jazz di "Notte ad Harlem", "Downtown", segui il suo cuore in "Go with the flow", torni alla vita con "Back to life", rimani affascinato dalla miscellanea di "musica rinascimentale e rock progressivo" di "New renaissance" guardi dalla finestra la "Luna" e al mattino ti svegli in un "Monolocale 7:30 a.m.", respirando "Aria" dopo un attacco d'ansia. Poi lo vedi scappare con il brano "Prendimi" dove la sua mano, come imbizzarrita, percorre velocemente i tasti bianco e neri, e quando intona al terzo bis "Come sei veramente", pensi o ti aspetti che da un momento all'altro appaia una BMW come nella pubblicità (che brutto doversi accorgere grazie alla pubblicità di certe sonorità e talenti). Ma è soprattutto la simbiosi tra Allevi e il pianoforte la vera stella della notte nel cielo stellato del soffitto del teatro, la sua "fragilità riscoperta come punto di forza", la simpatia, la dolce ingenuità che diviene trascinante come le note e le dita che fluttuano sui tasti del suo amico fidato.
VOTO: 10

martedì 26 febbraio 2008

Subsonica - L'Eclissi

Nel panorama desolante della musica italiana dei giorni nostri, fa piacere ascoltare qualche voce fuori dal coro della commercialità becera. Dopo le meteore sanremesi subito ammutolite (forse per i testi di scottante attualità? O perché non adatti alla “cultura” dei reality show?) di Cristicchi e Fabrizio Moro, ecco il fulgido ritorno dei “Subsonica” forse il migliore (o l’unico?) gruppo italiano apparso sulla scena negli ultimi dieci anni. Una rock band che mischia l’elettronica e i sintetizzatori ai testi mai banali, e mai come in questo ultimo lavoro, rispecchiano in modo così aderente la realtà difficile dei giorni nostri. Il titolo del cd è quanto mai chiaro “L’Eclissi”, un s.o.s. lanciato dai cinque componenti verso una disgregazione sempre più incisiva della società odierna indifferente alle tematiche scottanti di cui si fa finta di non sapere e vedere: la precarietà, la mafia, la pedofilia, la guerra, il vuoto mediatico e culturale. Dodici brani lanciati in radio dal singolo “La Glaciazione” che mette da subito in risalto il tema di questo vuoto che ci circonda e che prima o poi “esploderà”.
Una particolarità del lavoro svolto da Samuel e compagni, è lo stretto legame con la letteratura. Con “Piombo” si racconta la situazione di Napoli “dove il futuro è solo piombo…/sotto una cupola che sembra la normalità” e raccontata, nel libro “Gomorra” da Saviano, un autore capace di “rischiare tutto / e non essere niente”, che ha “il coraggio di chi sfida l’oscurità / quella di chi scrive denunciando la sua realtà”.
In “Canenero” si raccontano gli incubi di Paola C., un personaggio del libro “Dies Irae” di Giuseppe Genna, che ha subito un abuso sessuale durante l’infanzia. Una storia di cronaca ordinaria di una bambina che “ha paura a sentire il silenzio” di “un dolore bambino / che nessuno voleva vedere”, un incubo da cui “non si può scappare”.
Di grande impatto emotivo e strutturale in “Ali Scure”, la guerra viene esposta da chi sente e vede cadere le bombe, descrivendo l’attesa che porta a “chiudere gli occhi e poi / ali scure tagliano il cielo”, con la musica che incide sempre di più fino ad esplodere emulando lo scoppio delle bombe per poi osservarne gli effetti nel “fumo, pianti, echi pesanti” mentre “la sirena strilla contro il buio”.
Con “Alta Voracità” entra in gioco il nulla rappresentato dalla televisione dove “insetti che volteggiano nel nulla” sono pronti a “schiacciarsi contro i sogni” sacrificando il “collettivo della testa”, una dura critica verso un sistema che privilegia l’ignoranza, i furbetti (definiti “dei della finanza” che fanno festa). Lo scherma diventa lo specchio della nostra precarietà esistenziale, priva di valori.
L’urlo di dolore descritto in “Quattrodieci” è lacerante; un incidente in macchina, quello di Caterina una fotografa di scena amica del gruppo che la notte del 4 ottobre si immette nel buio della notte senza farvi ritorno per “un domani che non verrà”. Nel ritornello l’urlo sale alto ed è il più intenso e sentito dell’intero disco e il testo vale più di mille parole “per sentirti più forte / per urlare più forte / per soffrire più forte / e respirare più forte / per amare più forte / per colpire più forte / e abbracciare più forte / tutto il tempo che resterà”.
I brani sopra descritti contengono senza ombra di dubbio i testi più incisivi di un disco cupo e duro (e forse dell’intera discografia dei Subsonica) che vi lasciamo il piacere di scoprire un po’ alla volta preferibilmente al buio ed in rigoroso silenzio.

Tracce:

Veleno
Ali Scure

La Glaciazione
L'Ultima Risposta
Il Centro Della Fiamma
Nei Nostri Luoghi

Quattrodieci

Piombo

Alta Voracità

Alibi

Canenero

Stagno

La Formazione:
Samuel - voce principale
Max - voce e chitarra
Boosta - voce e tastiere
Ninja - batteria
Vicio - basso

Visualizzazioni totali

Powered By Blogger
SiteBook