mercoledì 2 aprile 2008

Allevi, la fragilità si fa forza

Si è concluso con 3 bis e un ovazione da stadio ("Tutti in piedi sulla poltrona" direbbe Guido Meda), la sublime esecuzione di Giovanni Allevi ieri sera al teatro Rossetti di Trieste. Ci ha riconsegnato l'anima alla musica con la sua spontaneità e gioia. La Musica quella vera, quella fatta di note, armonia, bellezza, quella ricercata, che viene dal cuore, dalla passione, lontani anni luce dalle false melodie preimpostate pop dei giorni nostri utili solo a fare soldi e instupidire la gente e gli adolescenti. La Musica quella capace di creare emozioni diverse, quella capace di trasportarti in un altro mondo, in un'altra dimensione, quella che ti rende felice perché sai di assistere a qualcosa di bello, unico, irripetibile. La Musica come una droga benevola che accarezza il tuo corpo come la fresca brezza del mattino lasciandoti andare in un estasi di pace. Tutto questo e molto di più è l'esperienza che si vive durante la cavalcata di questo talento che, a vederlo, nella sua dolce corsa goffa non gli daresti una lira anche perché tutti sono abituati a vedere il classico musicista di pianoforte con il suo completino serio, la faccia seria, quando la musica è gioia e naturalezza. Allevi con i suoi jeans, le scarpette da ginnastica, la felpa (che cortesemente chiede di poter togliere prima di un pezzo "difficilissimo da suonare... me la sono cercata") va contro, va oltre, è, soprattutto, sé stesso, e di questo lo ringraziamo. E così dopo aver accarezzato il suo pianoforte chiedendogli, come ogni concerto, di "fare il bravo", ci introduce con ironia ai brani raccontando aneddoti e fonti di ispirazione. Dopo "Japan", il suo primo brano scritto all'età di 17 anni, durante "Il nuotatore", figlio della sua paura dell'acqua, ti pare di essere immerso in una piscina e di osservare un'atleta che completa le sue vasche con poderose ed aggraziate bracciate. Ti lasci andare agli attacchi di "Panic", alle atmosfere jazz di "Notte ad Harlem", "Downtown", segui il suo cuore in "Go with the flow", torni alla vita con "Back to life", rimani affascinato dalla miscellanea di "musica rinascimentale e rock progressivo" di "New renaissance" guardi dalla finestra la "Luna" e al mattino ti svegli in un "Monolocale 7:30 a.m.", respirando "Aria" dopo un attacco d'ansia. Poi lo vedi scappare con il brano "Prendimi" dove la sua mano, come imbizzarrita, percorre velocemente i tasti bianco e neri, e quando intona al terzo bis "Come sei veramente", pensi o ti aspetti che da un momento all'altro appaia una BMW come nella pubblicità (che brutto doversi accorgere grazie alla pubblicità di certe sonorità e talenti). Ma è soprattutto la simbiosi tra Allevi e il pianoforte la vera stella della notte nel cielo stellato del soffitto del teatro, la sua "fragilità riscoperta come punto di forza", la simpatia, la dolce ingenuità che diviene trascinante come le note e le dita che fluttuano sui tasti del suo amico fidato.
VOTO: 10

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