lunedì 20 ottobre 2008

Indifferenza paesana


Si dice che le parole facciano male, ma forse l'indifferenza è anche peggio. Quello di oggi è un post un po depressivo andante e me ne scuso anche perché, essendo lunedì, non è certo il modo migliore per iniziare la settimana. Dall'anno scorso ho lasciato il mondo del calcio nel quale non mi ritrovavo più. Ho lasciato il San Lorenzo (la squadra del mio paese) perché da almeno due anni non mi sentivo più parte di un gruppo. Pur notando certi atteggiamenti, nessuno si è mai preoccupato di sincerarsi se c'era qualcosa che non andava, nessuno si è mai chiesto perché me ne stavo sempre di più sulle mie, quello che interessava era che giocassi bene poi, fuori dal campo, non contavo. Non sono un casinista di natura, per cui il fatto di non ritrovarmi più in questo ambiente non faceva che accentuare questa condizione. Ho giocato a San Lorenzo per 8 anni. Dopo le difficoltà dei primi due, all'epoca giocavo a Capriva in una categoria superiore, e venni convinto a tornare a San Lorenzo nonostante non rientrasse nei suoi piani farmi giocare (ma questo non lo sapevo... ndr), riuscii a ritagliarmi un posto reinventandomi difensore quand'ero ad un passo dal mollare tutto. In questo periodo non ho mai preso soldi (perché essendo del paese non dovevo prenderli, grosso errore scoperto solo da poco) a parte un premio collettivo quattro anni fa. Ho tirato la carretta insieme a pochi altri quando i "big" non si allenavano o non si impegnavano, ma se lo sono dimenticato tutti, in compenso, non perdono occasione di guardarmi storto, o di rinfacciarmi il fatto di essermene andato. Finché stavo zitto e giocavo andava bene. Qualcuno mi chiede di ritornare per proprio bisogno non mi chiede come sto, non interessa. Cosa comporta tutto ciò? Bene ieri ero a vedere la partita contro il Sistiana, per scrivere la cronaca sul Piccolo (naturalmente ci si lamenta che non scrivo a favore del San Lorenzo....); al termine mi sono fermato al chiosco per bere qualcosa trovandomi difronte ad un muro di indifferenza e facce torve verso il sottoscritto. Da sottolineare che tale trattamento non viene riservato per coloro che si fanno vivi una volta ogni tanto dopo aver ricevuto i loro compensi con il minimo impegno possibile. Comunque da novembre dell'anno scorso gioco a calcetto dove ho trovato un ambiente ben più sano e amichevole, dove non serve mettere a regolamento il terzo tempo per salutarsi amichevolmente perché viene spontaneo, perché un minimo di sportività reale esiste ancora. Qui ho trovato un bel gruppo fatto di gente semplice dove posso essere considerato uno della compagnia dentro e fuori del campo, che si giochi bene o male l'importante è il rispetto verso il compagno cosa che nel calcio manca totalmente. Di una cosa mi sono convinto, che la frustrazione provata dal comportamento paesano nell'essere considerato un traditore, uno che ha abbandonato la barca mentre affondava, viene spazzata via dalla consapevolezza di avere la coscienza a posto. Riguardo tutto ciò ricordo quando un giocatore di Villesse mi disse che giocare lontano dalle proprie mura è più stimolante in quanto sei più considerato. Giocare per il proprio paese passa inosservato perché considerato la normalità e quindi di poca importanza. A conti fatti posso dire "niente di più vero".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"ho trovato un bel gruppo fatto di gente semplice dove posso essere considerato uno della compagnia dentro e fuori del campo"

quale, dunque, il tuo rammarico?
;)

(per quanto riguarda il "non essere casinista per natura", qualche spritz, credimi, aiuta :)))

Balda ha detto...

Nessun rammarico, però vedere 8 anni cancellati con tale indifferenza è brutto.

Allora proverò la cura degli spritz :-)

Visualizzazioni totali

Powered By Blogger
SiteBook