lunedì 16 novembre 2009

Antichrist



Titolo originale: Antichrist 
Nazione: Danimarca / Germania / Francia / Italia
Anno: 2008
Durata: 104'
Regia: Lars von Trier
Interpreti: Wiliam Dafoe, Charlotte Gainsbourg
Trama: “Antichrist” si basa sulla teoria secondo la quale sarebbe stato Satana e non Dio a creare il mondo. Una coppia che sta cercando di superare il lutto della morte di un figlio, si rifugia nell’”Eden”, la loro isolata casa nei boschi, nella speranza di risolvere i loro problemi e salvare il loro matrimonio. Ma la Natura farà il suo corso, e le cose volgeranno presto dal male al peggio …



La prima volta che l'ho visto mi ha scosso e turbato. Un primo impulso mentale mi diceva che avevo appena visto un film confusionario e violento, ma non mi sono fermato davanti a questo muro eretto dal mio cervello, ho cercato di rimuovere il velo davanti agli occhi e ho cominciato a ricercare simboli, allegorie, qualcosa o qualcuno che mi aprisse la mente. Quello che segue è il risultato delle mie ricerche, un articolo che sapesse aprirmi a nuove visioni e spiegazioni. A margine aggiungerò qualche appunto su alcuni simboli ed un link ancora più esaustivo su questo splendido film.
Buona lettura.




"Antichrist", gratta gratta c'è tanta letteratura

di Andreina Sirena Il Tempo
Una pellicola brulicante di citazioni letterarie e filosofiche con le misure e le dismisure di uno stato ipnotico. Un'autentica opera d'arte indecifrabile alla maggioranza, accolta dal pubblico come «Le Fleur du mal» di Baudelaire nel 1857 o «Inferno» di Strindberg del 1897. Per fortuna non è il tempo delle censure e delle condanne cinematografiche anche se le diffamazioni costruite dalla critica riescono peggio dei roghi dell'Inquisizione. Veniamo a Strindberg. Quasi tutti lo hanno citato commentando il film poiché il regista stesso in un'intervista lo indica come fonte d'ispirazione. Ma possibile che nessuno sia risalito a «Inferno»? Possibile che tutti abbiano creduto che la Gainsbourg e Dafoe fossero una coppia qualsiasi a cui capita la disgrazia di perdere un figlio? Allora da dove sbucherebbe fuori il titolo «Anticristo»? Un'insegna luccicante per gli assonnati popcornisti-filosatanisti in cerca di emozioni pornosplatter? Non ci voleva troppo a sfogliare «Inferno» e svelare il capolavoro criptico di von Trier. Il bambino che cade dalla finestra all'inizio del film altro non è che Lucifero detronizzato, la cui caduta dal cielo genera dolore, pena e disperazione (le tre statue che cadono a terra). Tutto avviene in perfetta simmetria con la scoperta del male suggellato dall'amplesso dei due protagonisti (I progenitori cacciati dal Paradiso). Da questo momento il sesso sarà solo dolore e punizione e l'Eden diventerà il luogo delle paure arcane dove il mistero tremendum e fascinans della natura sarà svelato. Lo scontro fra i due sessi diventa la macroguerra di tutti i tempi tra ragione e istinto. Oltre a Strindberg la pellicola pullula di riferimenti a Baudelaire e Jung. Tutti e tre hanno un denominatore comune: gli «Arcana Coelestia» di Swedenborg e la dottrina delle corrispondenze. Cominciamo con Baudelaire. L'opera di Von Trier è una vera e propria petrarchizzazione dell'orribile in cinematografia. Numerose le citazioni da «I fiori del male». Innanzitutto la natura come tempio di simboli (Corrispondences) dove profumi, colori e suoni si rispondono (la caduta delle ghiande che diventa pianto per il defunto, l'uomo e il corvo accomunati dalla paura della morte, il grido della donna che scuote il cerbiatto). La Carogna nella visione dell'animale col ventre aperto e brulicante a ricordarci che "sotto l'erba e le grasse fioriture marciremo fra le altre ossa". E ancora Le Litanìe di Satana, il «De profundis clamavi», «L'Heatontimorouménos» dove il colpevole si auto castiga e dove l'acqua della salvezza diventa eaux de la souffrance (numerosi i riferimenti all'acqua - connotato fondante del cinema di Tarkovskij a cui il film è dedicato - nella sua accezione di ventre materno che culla e stritola come la lavatrice della scena iniziale, nella libido dell'attraversamento del torrente dell'Eden, nell'accezione più ampia di purificazione). Nella regressione primordiale verso gli strati oscuri dell'inconscio, la donna assume le sembianze di una strega junghiana, totemica e assoluta, che una volta messa al rogo permette di fare chiarezza. Il film ha una perfezione formale e una compiutezza sacrale, inizia con una caduta e termina con una salita, come la Divina Commedia, rievocata in più punti nella fotografia. L'Eden si riaffolla, la natura torna sorella. C'è la visione di un popolo in pellegrinaggio che ricorda una scena de «L'Enigma di Kasper Hauser» di Herzog. La méta in alto non è visibile ma lascia presagire sulle note di Handel l'ascensione verso una promessa più grande.
Da Il Tempo, 31 maggio 2009

Per un ulteriore approfondimento, consiglio vivamente di leggervi questo post 




La frase: "Una donna che piange è una donna che trama" 
  
Voti:
35mm: 2 / 5
Cinema.it: 2 / 5
CinemaDelSilanzio:  6,25
Cinematografo: 3 / 5
FilmTv:  2 / 5 
IMDB: 6,9
MyMovies: 2,53 / 5
Spietati: 7,70
Mio: 8

Nessun commento:

Visualizzazioni totali

Powered By Blogger
SiteBook