giovedì 31 luglio 2008

Quel bel Paese chiamato Italia?

Ripubblico l’articolo di Luca Trinchieri, già apparso qui, su Liberazione e rilanciato anche sul blog come campa mattia e soglia di attenzione.

C'è pure la televisione, per raccontare come la gioventù romana si diverte a Trastevere il venerdì sera. L'ora dell'aperitivo. Le vie attorno a piazza Trilussa gremite di persone. Cinque o sei bancarelle di venditori ambulanti. Un ragazzo ha appena regalato un paio di orecchini alla sua fidanzata. Le sirene della polizia colgono tutti di sorpresa. Non è un semplice controllo: tre macchine e una camionetta vuota che ha tutta l´impressione di dover essere riempita. È la prima operazione contro i venditori ambulanti dopo l'entrata in vigore del decreto sicurezza, che amplia i poteri per i sindaci in materia di ordine pubblico.

Mi fermo ad osservare, come molti altri. Non è curiosità, la mia. È un istinto di controllo. I poliziotti iniziano a sbaraccare i banchetti. Via la merce, raccolta sommariamente nei lenzuoli su cui era disposta. Un agente tiene un indiano stretto per il braccio, mentre dal suo viso trapela tutto, la paura, la rassegnazione, fuorché l'istinto di scappare. È ammutolito. Un donnone africano, del Togo, è invece molto più loquace. Se la prende quando l'agente raccoglie violentemente i lembi del telo a cui erano appoggiati gli orecchini e le collane che vendeva. «Fammi mettere nella borsa, almeno!» dice all'agente. «Non scappo, non ti preoccupare, ecco il mio permesso di soggiorno». «Ma perché tutto questo? - dice – non stavo facendo nulla di male». All'agente scappa un sorriso, forse un po´ amaro: «è il mio lavoro». Poi la donna incalza: «conosco la nuova legge. Ora mi fate 5.000 euro di multa. Ma perché non ci date un modo di fare questo lavoro regolarmente?» Nessuna risposta dall'agente, che se ne va e lascia il posto ad un collega, molto meno accomodante. «E muoviti, su!», dice senza accennare ad aiutarla a trasportare le sue cose. Lei, con lo stesso sorriso sul volto, chiude la valigia arancione e con le mani occupate dice «dove andiamo, di qua?», mascherando con l'orgoglio la paura che in fondo in fondo le sta crescendo. Mantiene l'ironia però quando mi avvicino e le chiedo da dove viene. «Da Napoli, bella Napoli, vero?», e intanto, mentre mi svela le sue vere origini africane, si toglie gli orecchini: «questa bigiotteria non mi serve più, stasera».

Due metri più distante due ragazzini italiani, con il loro banchetto in tutto e per tutto uguale agli altri. Devono sbaraccare anche loro, ma gli agenti usano maniere molto più educate. Non li tengono per le braccia, non gli ammassano la merce. La ragazza raduna le poche cose che avevano in vendita. Lui è allibito, terrorizzato, e inizia a parlare nervosamente: «ve lo giuro, è la prima volta che vengo, lasciatemi andare». «Se prendiamo loro dobbiamo prendere anche voi», risponde un agente. Ma alla fine non sarà così. Il ragazzo si dispera, «sono di Roma, non posso credere che mi trattiate allo stesso modo che a quelli lì». Evidentemente è un discorso convincente. Si avvicina un signore in borghese che è lì a dirigere l´intera operazione. «Dottò, Capitano, Maresciallo, giuro che non lo farò mai più…». Si sbraccia, sembra un bambino appena messo in punizione dalla mamma. L'uomo in borghese si mostra irremovibile, ma si capisce subito che vuole solo dargli una lezione, e appena gli altri fermati – 7 persone, tutte straniere - non sono più a vista, lo lascia andare.

A operazione conclusa vado dal signore in borghese, mi presento, «sono un giornalista e ho assistito alla scena. Perché avete fermato solo gli stranieri?», chiedo. La risposta è eloquente. «Portatelo via, identificatelo, e controllate - aggiunge guardandomi negli occhi - perché ha l´alito che puzza di birra». Già, la birra che stavo bevendo prima, e che mi è andata di traverso con tutto quello che succedeva. Per fortuna non è ancora reato, comunque. Mi portano in due verso il ducato dove sono radunati gli stranieri, tenendomi strette le mani sulle braccia. Non mi era mai successo, prima, ed è una sensazione davvero sgradevole. «Questo per adesso è nell'elenco dei fermati» dice l'uomo alla mia destra, anche lui in borghese, ad un collega. Spalle alla camionetta, mani fuori dalle tasche, cellulare sequestrato. «Perché avete fermato solo gli stranieri?». L´uomo con la polo rosa, quello che mi stringeva da destra, mi risponde, anche se - dice - non sarebbe tenuto: «perché questi sono tutti irregolari». Balle, ho visto con i miei occhi la donna togolese dare il proprio permesso di soggiorno al poliziotto, prima. Ma non mi aspettavo certo una risposta veritiera. «Certo che non avevi proprio nient'altro di meglio da fare», dice con sprezzo uno degli agenti. «Ho fatto una domanda, voglio una risposta». L'uomo in rosa, che ha la mia carta d'identità e sta scandendo il mio nome per radio si gira verso di me, «hai finito di parlare?» grida. A quanto pare anche rispondere alle domande costituisce un grave errore, e infatti un terzo poliziotto, defilato fino a poco prima si indirizza a me dicendo «guarda che a fare così peggiori solo la tua situazione». Chiedo di sapere i loro nomi e gradi, come avevo fatto già con l'uomo in borghese al principio, convinto che per legge sia un loro dovere identificarsi. Un altro poliziotto - ma quanti ne ho attorno, quattro, cinque? - mi da la sua versione della legge. «Vedi qual è la differenza, è che io posso chiederti come ti chiami e tu non puoi chiedermi niente, chi comanda sono io». Un suo collega aggiunge: «certo, se lo vuoi mettere per iscritto è diverso, ma non te lo consiglio, la cosa si farebbe piuttosto scomoda». La minaccia mancava, in effetti. Interrompe la discussione l´uomo in rosa. «Luca!», e con la mano mi fa cenno di andare da lui. «Vuoi andare?» «Voglio una risposta alla mia domanda», insisto. «Non hai capito – si spiega - hai voglia di chiuderla qui questa storia o no?». «Non sono stupido, so quello che mi sta dicendo, ma io voglio la mia risposta».

Mi accompagna lontano dal furgone, in piazza Trilussa. Davanti a me l'uomo che comanda l'operazione, quello dell'alito puzzolente. Mi chiedo se tornare da lui, ma mi rendo conto che nel gioco del muro contro muro il suo è molto più duro. Aspetto ancora in piazza, osservo l'operazione concludersi, fino all´istante i cui gli immigrati vengono caricati sul furgone che si mischia al traffico del lungotevere. Non c'è altro da fare, questa sera, se non raccontare in giro quello che ho visto. Questa triste deriva, quest'inverno italiano che avanza. Oggi inizia l´estate. Evviva.

lunedì 28 luglio 2008

Il Cavaliere Oscuro


Titolo Originale: The Dark Knight
Titolo: Il Cavaliere Oscuro
Regia: Christopher Nolan
Interpreti:
Christian BaleBruce Wayne / Batman
Heath LedgerThe Joker
Aaron EckhartHarvey Dent / Two-Face
Michael CaineAlfred Pennyworth
Maggie GyllenhaalRachel Dawes
Gary OldmanLt. James Gordon
Morgan FreemanLucius Fox
Monique CurnenDet. Ramirez
Ron DeanDetective Wuertz
Cillian MurphyScarecrow
Durata: 152'
Paese: USA
Anno: 2008

"A proposito, ti ho raccontato di come mi sono fatto questo sorriso?"

Buio in sala lo spettacolo inizia. Due loschi figuri con una maschera da pagliaccio fanno saltare la finestra di un palazzo e si lanciano sul tetto di fronte, un altro aspetta due compari all'angolo di una strada. E' l'incipit della rappresentazione di una rapina ad eliminazione dal ritmo serrato, preciso, alla Michael Mann, dove alla fine rimane un solo protagonista sulla scena, si toglie la maschera rivelandone un'altra più terrificante, signori e signore il Joker ovvero uno straordinario Heath Ledger. L'inizio è sontuoso ma è solo un assaggio perché il proseguio sarà un crescendo di tensione, azione e follia macabra illuminata dalla fulgida tensione artistica dello sfortunato attore. Il Joker non è un criminale come gli altri, non gli interessano potere e soldi, come la mafia messa all'angolo e costretta ad ingaggiarlo, lui non ha regole "vuole solo vedere bruciare il mondo" perché "Gotham si merita un criminale con maggior classe". Dall'altra parte troviamo la cupezza e la fragilità di un Batman (l'ottimo Chrisitian Bale) sempre in bilico verso un baratro da cui viene salvato dalle sue regole che lo tengono a freno salvo poi rischiare di infrangerle nel confronto dell'interrogatorio in carcere con Joker. Questo non gli impedirà però di sacrificare vite umane e di utilizzare mezzi dalla dubbia moralità, come l'intercettazione di tutti i cellulari e telefoni di Gotham, per ottenere il suo scopo. Il Batman di Nolan è alla ricerca di qualcuno che lo liberi, di un vero eroe in cui la gente possa rispecchiarsi e sembra trovarlo in Harvey Dent (un Aaron Eckhart in gran forma) un uomo che con il passare del tempo comincerà a mostrare due estremità in continua lotta secondo la filosofia che "O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo". La "sorte" lo reggerà fino all'esito finale con la nascita di Due Facce. Elencare le sequenze memorabili sarebbe un'impresa i fratelli Nolan costruiscono un film al limite della perfezione, con qualche piccola forzatura forse, ma senza risultare così pesante come in altri film, e riscrivendo le regole dei lungometraggi basati su fumetto. Se già Sam Raimi, con il suo Spider Man, aveva tracciato la via da percorrere unendo allo spettacolo la profondità autoriale nella costruzione dei personaggi, il regista inglese non fa altro che perfezionarla raggiungendo vette estreme e cupe come si addicono al personaggio creato da Bob Kane e che difficilmente verranno superate. Mettersi poi a fare paragoni con Tim Burton, come cercano di fare in molti, è quantomai superfluo, i film sono completamente diversi come diverse sono le rappresentazioni dei due Joker. Personalmente sono rimasto più attratto da Ledger rispetto ai gigionamenti di Nicholson ma questo è un mio personale punto di vista ed ognuno è libero di fare la sua scelta. Tornando agli interpreti non possiamo dimenticare anche il ritrovato Gary Oldman nei panni del futuro commissario Gordon e la brava Maggie Gyllenhaall che, con un solo sguardo, ci fa scordare la scialba Katy Holmes di Batman Begins. Non possiamo poi tralasciare il geniale Lucius Fox di Morgan Freeman, che si permette di riprendere Bruce Wayne, ed il superbo Michael Caine ed il suo maggiordomo Alfred che sembra quasi ritagliato apposta per lui. Infine ad inizio del film ritroviamo per un attimo Cyllian Murphy con il suo Scarecrow, mentre cerca di emulare con i suoi seguaci, le gesta di Batman nel tentativo di dargli una mano ma finendo per creargli solo grattacapi inutili. Il finale per il cavaliere oscuro è quantomai dolente e pessimistico dedito al sacrificio, lasciando presagire ad un terzo capitolo dalle molteplici sfaccettature, ma non vi dirò di più. Insomma tutto bene? Purtroppo no e mi riferisco al solito doppiaggio orrendo. Continuo a non capire perché dobbiamo essere l'unico Paese che non proietta i film in lingua originale con i sottotitoli, forse perché siamo pigri? Questo è sicuro, ma il doppiaggio perpetrato da Claudio Santamaria per Batman è quantomeno criminoso. Si salva invece Adriano Giannini nei panni del Joker anche perché ha avuto la sensata idea di lasciare la risata originale di Ledger senza reinventarne una soltanto per noi.

"Immagino che adesso dovresti uccidermi"
"Veramente io dovevo uccidere l'autista dell'autobus"
"Quale autobus?"

MyMovies: 4/5
FilmTV: 5/5
IMDB: 9.4
Spietati: 7 1/2
35mm: 4/5
MIO: 9

giovedì 24 luglio 2008

Sentite qualche ghigno?

Lo so quando apri e gestisci un blog non dovresti fossilizzarti su un argomento però vi giuro a furia di leggere commenti, recensioni e quant'altro NON VEDO L'ORA di vedere sto benedetto "The Dark Knight". Il problema che dovrò aspettare almeno fino a sabato causa impegni inderogabili..... Naturalmente sarò obbligato a tornare una terza volta sull'argomento per riversare, a chi vorrà, tutte le mie sensazioni.
Eppure non so voi ma non sentite un ghigno, una risata sadica intorno a voi? Non sentite qualcuno che vi chiede "Why are you so serious?". No? Allora ho grossi problemi d'attesa infinita.

lunedì 21 luglio 2008

L'attesa sta finendo

Ancora un giorno è il "Cavaliere oscuro" sarà tra noi e Joker scoprirà tutte le sue carte. Contate le ore, l'attesa sta finendo....

giovedì 10 luglio 2008

Per un informazione veramente libera


Campagna di azionariato popolare e virtuale
PeaceReporter è prezioso, può sopravvivere con il tuo aiuto

Cara lettrice e caro lettore,
nel nostro Paese tanti, forse tutti, si lamentano dell'informazione.
Giornali, Televisioni, Radio devono fare i conti prima con i proprietari e solo dopo con i lettori che si meriterebbero un’informazione libera capace di raccontare la realtà con l'approccio etico che richiedono i difficili tempi in cui viviamo.
Tutto questo accade a discapito del buon senso, dei diritti e dei doveri di chi è informato e informa, e persino della Dichiarazione Universale, che all'articolo 19 stabilisce il diritto all’informazione dei cittadini: è l'informazione che dovrebbe fornire gli elementi necessari per farsi una opinione, e per poter scegliere liberamente il proprio stile di vita, i propri rappresentanti, le proprie idee.
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