Ho messo la sveglia alle 8 ma avrò aperto gli occhi chissà quante volte in un continuo dormiveglia mattutino. Fatico ad alzarmi, la sveglia suona e tutto tace nella stanza. Amanda, la ragazza neo zelandese che dorme nel letto sotto al mio, si alza mentre le altre due ragazze nell'altro letto a castello sembrano in coma, chissà a che ora sono rientrate. Alle 8:30 decido che è il caso di levarsi dal letto e darsi una slavazzata. La ragazza bionda concede un attimo di vitalità per un saluto ed un sorso d'acqua rigenerante e poi è di nuovo coma. Scendo per ritirare il biglietto per la colazione. C'è l'imbarazzo della scelta tè, "caffè", succo di frutta, marmellata ecc. Faccio razzia e mi preparo un panino da portare via. Do un occhiata alle immagini delle olimpiadi che scorrono sullo schermo appeso al muro. Dove andiamo oggi? La decisione cade sullo Schonbrunn. Raggiungo di buona lena la metro, scendo a Stephansplatz e ricarico le bottigliette d'acqua. Comincia a cadere qualche goccia, il cielo è nuvoloso ma non penso che pioverà, infatti neanche il tempo di tirare fuori la giacchetta ed ha già smesso. Ritiro il depliant per scorrere i vari tipi di biglietto previsti. Opto per il Classic Pass che permette di visitare più tutto il palazzo e gran parte del giardino imperiale. Prima sorpresa non è permesso l'ingresso con zainetti che devono essere depositati nel guardaroba. Anche per quanto riguarda la macchina fotografica non è concesso fare foto e i controlli lungo le stanze, sono abbastanza severi. A questo punto urge un paragone con la Reggia di Caserta. Se l'avete visitata sappiate che a Schonbrunn l'organizzazione e la cura con cui è tenuto il palazzo e, soprattutto, il giardino, sono altamente superiori. Un esempio su tutti il fatto che se è vietato calpestare l'erba NON la si calpesta o, come era successo a Caserta, NON si fanno pic-nic o si gioca a calcio. Un'altra cosa assurda che ricordo del giardino della Reggia, era quello che non vedevi. In parole povere bastava girare un angolo un pò nascosto e trovavi l'erba modello Amazzonia. Un peccato perché reputo il giardino reale italiano più bello se solo fosse tenuto decentemente. A parte il fatto poi che con il biglietto è inclusa l'audio-guida che ti accompagna nelle 40 stanze reali, che NESSUNO cerca di fare foto, neanche di nascosto. Comunque devo dire che il palazzo è veramente meraviglioso e penso che tanta bellezza vada visitata e non descritta cosa, in cui non sono molto bravo. Nel giardino le carrozze portano i turisti in giro ma la maggior parte sembra preferire il trenino che, probabilmente, costerà pure di meno. A visitare tutto il parco a piedi ci si mette giorni per cui mi limito a raggiungere la fontana del Nettuno, salire la collinetta fino alla Gloriette con la sua terrazza panoramica, ed a prendermi un pò di riposo prima dei labirinti. Sono quasi le 16 quando mi immolo nei tre piccoli labirinti. C'è ancora il tempo di seguire lo strudel show. A parte il caldo che faceva la sotto, è come vedere la propria mamma in cucina che prepara un dolce solo in tedesco ed inglese....comunque fa la sua scena. Si sono fatte quasi le sei quando mi avvio verso l'uscita per riprendere la metro che mi porta fino a Karlsplatz, una vasta piazza ricavata tra la seconda metà dell'800 e i primi del '900. La chiesa dedicata a Carlo Borromeo è imponente e qui imparo una cosa, ogni tanto una buona azione paga. Trovo un signore in carrozzella con la moglie e devono salire la rapida scalinata. Un ragazzo prova a dargli una mano ma non basta così mi offro di dargli una mano visto che devo salire. Alla fine scopro che lavora nella chiesa e mi lascia entrare gratis, anche se a dir la verità mi chiedo perché in questa chiesa si debba pagare... L'interno è veramente maestoso tutto in stile barocco viennese e con degli affreschi stupendi. La cupola è sicuramente ciò che impressiona di più il che mi porta a prendere l'ascensore per osservarla più da vicino (e fare foto naturalmente). Tralasciando l'inutile museo, esco e... sorpresa nuvoloni vogliosi di riversare acqua sulle teste di qualche malcapitato turista. Mi accascio su una delle panchine del prato mentre qualche goccia mantiene stabile il mio dormiveglia. Ormai sono quasi le 19 e alle 21 inizia il concerto al Palais Palffy. Facendo un rapido calcolo ho giusto il tempo di trovare un posto dove cenare. Arrivo al Figlmuller locale tipico viennese dove si può gustare (così dicono) la migliore Wienerschnitzel di Vienna, ma è strapieno e c'è la fila. Trovo un ristorante italiano (si lo so è abbastanza triste ma avevo poco tempo per cercare altro) giusto in tempo per evitare il primo scroscio di pioggia. Per fortuna non ho molta strada da fare così mi avvio nel buio bagnato della notte. i vicoli di Augustinerstrasse non sono molto ben illuminati. Raggiungo Josephsplatz dove si erge il Palais Palffy e assisto al concerto imbastito in stile '800. In parole povere una stanza di dimensioni medie con un piccolo palchetto dove si sono esibiti 3 violinisti, un violoncello, un pianoforte, due ballerini (non chiedetemi come vissto l'esiguo spazio a disposizione) e due tenori per le arie tratte da "Le nozze di Figaro". Naturalmente come finale non poteva mancare il classico da concerto di Capodanno: la Radetzky march. Tra un'aria mozartiana e Strauss le due ore volano e così mentre ritorno verso Stephansplatz le note mi rimbalzano nel cervello come poesia in una serata fresca e bagnata. C'è ancora il tempo di scattare qualche foto in notturna (anche se sprovvisto di cavalletto) prima di concedersi un meritato riposo.
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