venerdì 29 febbraio 2008

American Beauty


Titolo Originale: Id.
Anno: 1999
Paese: USA
Durata: 122 min.

Regia:
Sam Mendes

Attori:
Kevin Spacey ... Lester Burnham
Annette Bening ... Carolyn Burnham
Thora Birch ... Jane Burnham
Wes Bentley ... Ricky Fitts
Mena Suvari ... Angela Hayes
Chris Cooper ... Col. Frank Fitts, USMC

Sto da Dio“ ("I am great"). Con quest’affermazione chiude la sua esistenza il protagonista di “American Beauty” opera prima del regista inglese Sam Mendes. L’inizio del film ricorda quello di “Viale del tramonto”: la voce fuori campo di un uomo, Lester Burnham (un Kevin Spacey trascinante) che annuncia la propria morte, per poi raccontare gli ultimi giorni di una vita piatta, senza sussulti (l’unico avviene la mattina sotto la doccia mentre si masturba). La vita di Lester cambia quando conosce l’amica di sua figlia, Angela (Mena Suvari), una luce che lo risveglierà da un letargo iniziato con il matrimonio o forse no (la foto di famiglia ne suggella l'attimo?); una visione soave da sognare immersa nei petali di rose rosse, e che lo porta a riscoprirsi ragazzo ribelle (fuma spinelli, si fa licenziare ricattando il padrone, fa palestra per far colpo su di lei), trasgressivo, vitale ma soprattutto felice. Sua moglie Carolyn (una Annette Bening altrettanto strepitosa) è una donna nevrotica che pone come metro di giudizio il successo ricercandolo in tutti i modi anche tradendo il proprio marito, considerato un fallito, con il proprietario dell’agenzia immobiliare che le fa concorrenza, un uomo ricco e ambizioso intento a proiettare la sua immagine di successo anche difronte ad un divorzio. Sua figlia Jane (Thora Birch) è una ragazza insicura alla ricerca di qualcuno che le mostri un po’

d’affetto, che le dia sicurezza. Lo troverà nel vicino di casa Ricky Fitts (Wes Bentley) di cui si innamora. Anche la sua amica Angela è insicura, si nasconde dietro falsità e bugie, non sentendosi accettata proietta all'esterno un immagine diversa da se stessa quasi ad erigere un muro di difesa dal mondo. Ricky Fitts è un ragazzo con la passione della videocamera con cui riprende tutte quelle cose che per lui sono sinonimo di bellezza. Non ha amici in quanto ama starsene da solo, ma legherà subito con Lester (a cui fornirà gli spinelli) e sua figlia. Il padre di Ricky Fitts (Chris Cooper) è un uomo che è entrato nel corpo dei marine, diventando un colonnello dagli atteggiamenti nazisti, per nascondere la sua omosessualità.
Niente in questo film è
come sembra a cominciare dai personaggi che all’inizio del film danno una immagine di se stessi che con il proseguire della storia si rivelerà completamente diversa; essi cercano di fuggire da una realtà che non riescono ad accettare ma che alla fine viene a galla.
American Beauty è un viaggio che mette in risalto non solo gli aspetti inquietanti della società (non solo quella americana), ma anche la ricerca della vera bellezza. E’ proprio questa ricerca che ossessiona il regista, che si pone al centro del film, un ossessione che finisce per ipnotizzare anche lo spettatore. Questa ricerca si concretizza in tre scene: la bellezza conturbante di Angela immersa nei petali di rosa nella visione di Lester; quella raccapricciante della morte di Lester; ma soprattutto quella sorprendentemente naturale e privo di artificiosità di un sacchetto che vola inafferrabile sospinto dal vento nel filmato di Ricky. E' qui che si concentra il monologo centrale del film. Lo spettatore si sente per due ore posseduto da questa bellezza rimanendone alla fine estasiato ma anche con un senso di precarietà dovuto al prezzo pagato dal protagonista nella sua ricerca. Un elemento che accompagna queste tre sequenze è il colore rosso (quello dei petali nella prima, quella del sangue nella seconda, e quella del muro nell’ultima), un colore che ricorre frequentemente (la Firebird, la porta di casa dei Burnham, il vestito indossato da Carolyn alla fine).
Particolarità un po' nascosta, messa in luce dal film è la contrapposizione delle tre famiglie quelle dei Burnham e dei Fitts, che apparentemente dovrebbero essere delle famiglie normali mentre presentano problemi tanto infiniti quanto nascosti, e quelle dei due omosessuali che nelle poche apparizioni del film presentano un feeling perfetto, un'intesa ed una felicità inarrivabile per i vicini. Ancora una volta il film inganna lo spettatore.
La regia di Mendes è saggia, illuminante, precisa niente è lasciato al caso nessuna sequenza è superflua così come la sceneggiatura di Alan Ball e la fotografia di Conrad L. Hall (esemplare la contrapposizione delle scene riguardanti le due cene;
nella prima i genitori di Jane sono seduti nella penombra, a rappresentare la fine di un rapporto, mentre lei al centro è illuminata da una luce che le dona un senso di purezza mentre in quella successiva una nuova luce illumina nuovamente i due protagonisti). Mendes non da una soluzione precisa ai problemi presentati lascia che sia lo spettatore, dopo una attenta riflessione, a trovare la via d’uscita.
Questo è un film che non ha niente a che fare con la produzione hoolliwodiana incentrata a sfornare film che abbiano successo al botteghino e se ne frega dei film intelligenti dotati di un’anima che portano lo spettatore a riflettere anche con un pizzico di ironia. American Beauty è un film che possiede una intelligenza cristallina condita da un ironia e da battute crudeli che colpiscono dritto al cervello dello spettatore che ne rimane folgorato.

Voti:
Cinema Del Silenzio: 7
IMDB: 8.6
35mm: 3 / 5
Mymovies: 4 / 5

MIO: 7,5

"My dad thinks I paid for all this with catering jobs. Never underestimate the power of denial."

Nessun commento:

Visualizzazioni totali

Powered By Blogger
SiteBook