giovedì 26 marzo 2009

Gran Torino



Regia: Clint Eastwood

Interpreti:
Clint Eastwood
... Walt Kowalski
Christopher Carley ... Father Janovich
Bee Vang ... Thao Vang Lor
Ahney Her ... Sue Lor

Anno: 2008
Paese: Usa/Australia
Durata: 116'

"Quello che ossessiona di più un uomo è ciò che non gli è stato ordinato di fare"

Eastwood è Eastwood c’è poco da fare, un grande regista, clamorosamente snobbato nell’ultima edizione degli oscar, che si può permettere di girare due film in un anno senza perdere di intensità e bravura. Fare un confronto con le 8 statuette di “The Millionaire” è un’impresa inutile in quanto quest’ultimo ne uscirebbe con le ossa rotte.
Walt Kowalski (Eastwood), è un operaio in pensione dalla Ford, che vede il suo quartiere di Detroit spopolarsi di bianchi americani per lasciare il posto a ispanici e a un gruppo di invadenti “musi gialli” (in realtà Hmong, popolazione che non può più vivere nei territori d'origine, a cavallo tra Laos, Cambogia e Cina), ma la sua rabbia o natura razzista, si rivolge anche verso i membri della sua famiglia, i due figli Mitch e Steve da cui lo allontanano scelte di vita e gusti automobilistici (uno di loro commercia auto giapponesi, peccato più che mortale per un ex dipendente Ford), per non parlare dei nipoti vari, di cui disprezza praticamente ogni cosa, dall'abbigliamento all'indolenza. Con la sua carica di autoironia, Eastwood/Kowalski si mette in scena ringhioso e urticante, capace di prendere il fucile per allontanare chi osa invadere la sua proprietà privata e preoccupato solo di avere una scorta di birra fresca da bere insieme al suo cane Daisy nella sua veranda e ammirare la sua Gran Torino Ford del ‘72.
Le rabbie e le recriminazioni cominciano a vacillare, proprio quando stanno per esplodere di fronte alla scoperta che il timido figlio dei vicini di casa, Thao (Bee Vang) rinominato in seguito Tardo, sta tentando di rubare come “cerimonia” di iniziazione all'età adulta proprio la sua amata auto. A partire da questo momento, la rabbia si evolverà fino a scemare nella curiosità verso i nuovi vicini e sfociare in un istinto protettivo paterno che non aveva mai avuto con i suoi ragazzi. Kowalski scoprirà di avere più cose in comune con i Hmong che con i suoi “simili”. Il merito principale è della sorella di Thao, Sue (Ahney Her), più propositiva nel suo percorso di integrazione nella cultura americana.
Il grande Clint affonda l’ennesimo colpo alla sua America (e meno male che a detta di qualcuno i suoi film sono intrisi di americanismo, mah), dirigendosi, per l’ultima volta a suo dire, dopo lo splendido e pluripremiato “Million Dollar Baby”. Il suo personaggio è rude, difficile da trattare proprio come l’allenatore di boxe Frankie Dunn, una rugosità che si erge, a seconda dei casi, a scudo della sua sensibilità e ad arma di attacco, e quale viso migliore se non il suo volto scavato poteva rappresentarlo. La tecnica registica messa in mostra ci dimostra, se ancora ce n’era bisogno, quanto sia inattaccabile. Con questa pellicola il regista sembra quasi voler chiudere un discorso e dare il suo pensiero finale sulla morte, sulla vita, sulla religione. Se poi ci aggiungiamo il fatto che in due ore riesce a farti ridere, pensare, piangere, e se a tanta grazia si uniscono storie semplici ma profonde e mai banali, dense di significati, domande, riflessioni, non possiamo fare altro che inchinarci e toglierci il proverbiale cappello e aspettare invano che qualcuno (pochi oramai) riesca a coprire il vuoto tra i suoi film.

"Avete mai fatto caso che si incrocia ogni tanto qualcuno che non vi ha fatto incazzare? Ecco quello sono io."


VOTI:
Gli Spietati:
7,13
35mm: 4,5 / 5
Cinema.it: 4 / 5
Cinema del Silenzio: 7
Cinematografo: 4 / 5
FilmTV: 4 / 5
IMDB: 8,4
MyMovies: 3,66 / 5
MIO: 8

1 commento:

Gingerina ha detto...

così così.
mi aspettavo altro.

io la frase finale l'avevo capita diversa, peraltro..
tipo: "avete mai incontrato qualcuno che non VA' fatto incazzare?"

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