Non sono fatto per gli addii preferirei vivere degli arrivederci nutrendo la speranza di rivedere persone, luoghi, colori a me cari. Non amo in particolar modo quegli addii angoscianti, prolungati in un tempo indefinito, di cui aspetti con ansia la fine o un evento che li faccia terminare. Quegli addii carichi di occhi gonfi, tristi, malinconici, di lacrime pronte a sgorgare in rivoli o fiumi sulle guance.
Ricordo l'arrivederci angosciante di luglio alla piccola Maria (la figlia di un anno di mia cugina), ricordo il suo abbraccio stretto al mio collo, la fatica di trattenere una lacrima.
Ma il ricordo più vivido di questi giorni, che ancora aleggia di fronte a me come uno spirito impazzito, o che vortica beffardamente nella mia testa, è l'arrivederci alla Casamance di agosto. Un venerdì caldo e avvolgente, ricordo i bambini con il sorriso sulle labbra, ricordo i loro giochi e la loro voglia di scappare con noi magari intrufolandosi nelle valigie.
Ricordo gli occhi di una bambina che mi guarda triste, mi prende per mano e mi dice di non andare. La ricordo mentre mi si avvicina mentre sono seduto sullo scalino davanti alla casa dove abbiamo pranzato e cenato per 8 giorni. Mi prende la mano nelle sue per poi appoggiarvi la sua piccola testa guardando l'infinito con quegli occhioni marroni e malinconici.
E' un'immagine che mi porterò sempre nel cuore, che mi ricorda la bellezza di cui siamo circondati e che non sappiamo apprezzare, della fortuna di vivere con tanto a disposizione e che non sappiamo gestirla. Questa gente vive con poco e sorride sempre, noi siamo sempre alla ricerca di feste e festicciole, sballi vari, perché la felicità l'abbiamo persa non sappiamo cosa sia.
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