lunedì 31 marzo 2008
Tutta la Vita Davanti

Regia:
Paolo Virzì
Isabella Ragonese (Marta)
Sabrina Ferilli (Daniela)
Massimo Ghini (Claudio)
Valerio Mastrandrea (Giorgio)
Elio Germano (Lucio 2)
Micaela Ramazotti (Sonia)Anno: 2008
Paese: Italia
Durata: 117'
Che brutto paese è diventato l'Italia, enorme discarica di donne e uomini di
plastica, lavoretti meschini e alienanti, forum di chiacchiere da post reality, teatro dell'assurdo di relazioni senza futuro, probabilmente già nulle nel presente. Tutti a uniformarsi alla mediocrità, il talento viene mortificato dalla mancanza di proposte degne ed esiliato altrove, l'unico merito ad essere premiato è quello che fa procedere al meglio l'enorme fregatura dei nostri tempi, che ci convince che stupido è bello, che accontentarsi è la nuova frontiera e che servire il padrone con entusiasmo e tenacia, ammirandolo e adorandolo con la testa sotto la sabbia finché morte o licenziamento non ci separi, è l'unica possibilità di nobilitarsi. Ha un occhio attento Paolo Virzì che, insieme all'altro sceneggiatore Francesco Bruni, prova a descrivere il nostro paese (mai così piccolo e misero) entrando nel disperato mondo del lavoro precario, della donna che si è siliconata pure la parità dei sessi, dei giovani addestrati ad essere idioti, ad annullare la propria personalità. E “Tutta la vita davanti” non può essere commedia perché trasuda ferocia e tristezza da ogni sua immagine, sussurrando come carnefici subalterni e vittime sacrificali abbiano in realtà in comune la stessa deprimente vita di stenti, chi in ambito economico, chi nelle relazioni umane.L'incipit surreale del film, con una Roma ballerina al suono dei Beach Boys a salutare con pallido entusiasmo il nuovo giorno, introduce lo spettatore e la protagonista nell'universo perverso del lavoro, dove si chiede di essere entusiasti e vincenti anche nel nulla, prima che la voce fuori campo, ci raccon
ti vita, doti e trionfi universitari della ragazza col cervello ancora immacolato, destinata ad una brillante carriera da telefonista. Il suo volto è quello della quasi esordiente Isabella Ragonese, deliziosa e bravissima giovane attrice da coccolare, che si cala a perfezione nel ruolo di una neo-laureata in filosofia, con tanto di abbraccio accademico, costretta ad un lavoro precario presso il call center della Multiple. Il suo approccio a questo bizzarro mondo, che cerca di mascherare, con canzoncine e balletti del buongiorno, lo squallore dei raggiri ai danni di utenti telefonici che si illudono della buona fede della voce di turno, è ricco di curiosità senza boria, è il nostro sguardo in situazioni e ambienti dalle quali vorremmo sinceramente stare alla larga. Ma il film di Virzì va oltre, tocca temi critici della nostra società fondata sulla "mancanza" (di soldi, lavoro, amore, amicizie sincere e quant'altro) arrischiandosi addirittura in territori scomodi come il suicidio, la prostituzione on line e il fascino inoffensivo della canna, e riesce a graffiare, senza mai essere superficiale.
e di successo, con un viso che è un'ode al chirurgo plastico, e che passa la giornata a motivare le sue ragazze come se fossero in un villaggio turistico cercando di accumulare più truffe possibili, fingendosi amiche degli sconosciuti, sottolineando le difficoltà dei giovani come trappola per gli anziani ancora sensibili ai problemi delle nuove generazioni. Ne esce fuori un ritratto riuscito, spietato e deprimente, di un'umanità che non ha più modo di ribellarsi allo scorrere del tempo e che deve adeguarsi al fallimento deciso per loro dai piani alti. Virzì gestisce con grande saggezza il materiale a sua disposizione, si ritrova a parlare di televisione sottraendosi però ad un'inutile critica, utilizzando invece i prodotti di maggior successo di questa per spiegare con ironia come siamo diventati. E cercando un difficile equilibrio tra i toni, il regista toscano si concede il lusso di episodi scanzonati che conducono sempre nei territori dell'orrore, passando per il noir, per l'impegno civile, per le sfumature sociologiche, impacchettate nell'etichetta un po' forzata di commedia all'italiana. Film intelligente senza essere spocchioso, a tratti addirittura coraggioso, ma che sbanda di tanto in tanto in eccessi e situazioni caricate ad arte per colpire nel segno, “Tutta la vita davanti” si lascia guardare con piacere per la sua intera durata e riconferma la grande capacità di Virzì di dirigere i suoi attori, tutti bravissimi, Ferilli compresa.(Recensione tratta, con qualche modifica, dal sito Castelrock)
Voti:
Cinema del Silenzio: 6
IMDB: 6,3
35 mm: 3/5
Mymovies: 3,5/5
Mio: 7
mercoledì 26 marzo 2008
Una riflessione seria
Uova di cioccolato per i nostri bambini. Bombe per quelli afgani
Un successo per
Non per gli abitanti dei villaggi. “Sono arrivati in undici, donne e bambini sfigurati dalle ustioni provocate dal bombardamento”, racconta il chirurgo Marco Garatti dall’ospedale di Emergency a Lashkargah, nella vicina provincia di Helmand. “Provengono dal villaggio di Yakhdan, in Uruzgan. Hanno detto che il bombardamento è stato venerdì, verso mezzanotte, e che ci sono stati molti morti. Una delle donne ha perduto suo figlio quella notte, mentre lo stava allattando. Ora è qui che allatta il bambino di un’altra donna, rimasta ferita. Tutti gli altri pazienti dell’ospedale si stanno prendendo cura dei bambini, per tenerli un po’ su. E’ una cosa bella da vedere”.
Vittime dell’operazione ‘Scimitarra’. Dall’inizio di marzo, i comandi della missione Isaf-Nato, cui l’Italia partecipa con quasi tremila soldati, hanno avviato l’operazione ‘Scimitarra’: una grande offensiva militare condotta contro le roccaforti talebane in tutto l’Afghanistan, volta a prevenire la campagna di primavera annunciata dalla guerriglia. I bollettini ufficiali parano di decine di “insorti” uccisi ogni giorno. Ma sotto i colpi della scimitarra alleata stanno cadendo anche molti civili innocenti, condannati dai nostri governi a una Via Crucis senza fine.
Adesso basta
Vi fa orrore quella foto che abbiamo usato per "aprire" PeaceReporter oggi? A noi sì. Molto. Probabilmente è anche contraria alla deontologia professionale. Ma non sappiamo più cosa fare per scuotere le addormentate coscienze di chi ha il potere.
Ogni giorno i bollettini della Nato, o dell'Isaf, o di Enduring Freedom ci raccontano di azioni militari di terra e di aria. Cioè rastrellamenti o bombardamenti su villaggi afgani. Ogni giorno ci raccontano la favola dei nemici colpiti, dei talebani sconfitti, dei pericolosi terroristi snidati.
E ogni giorno i nostri giornali e le nostre televisioni ignorano che in quel Paese, dove l'Esercito Italiano ha la sua bella parte di responsabilità, vengono massacrati bambini, donne, vecchi e uomini innocenti.
O meglio, colpevoli. Colpevoli di essere afgani, magari del sud, magari di pelle e di pelo più scuri degli altri. E allora meglio ammazzarli da piccoli, o meglio ammazzarne le donne. Sai mai che quei piccoli crescano, sai mai che quelle donne mettano al mondo altri futuri pericolosi nemici. Come faceva Erode, come abbiamo già fatto con i pellerossa, con gli indios, con gli ebrei.
Isaf, Nato, Enduring Freedom? Sveglia, gente. Sono esattamente la stessa cosa: una banda di assassini che vanno a sterminare una popolazione solo perché non ha nessuna intenzione di farsi rapinare del suo uranio, delle sue preziose gemme, dei suoi metalli rari, della sua terra, preziosa perché vicina alla Cina, preziosa perché scorciatoia nel trasporto della nostra benzina.
Noi siamo parte di questa banda di assassini, e solo questo fatto ci dovrebbe garantire - a tutti, sia chi agisce sia chi sta zitto a vedere o a fingere di non vedere - una tremenda maledizione, se le maledizioni fossero cosa reale.
Ci stiamo comportando esattamente come si comportavano i tedeschi durante il terzo reich. Intorno a loro l'orrore, ma meglio fare finta di nulla. Che ci potremmo fare del resto?
Stiamo combattendo i talebani, ci spiegano, perché sono oscurantisti, pericolosi, terroristi. Non fini e colti come quelli che da noi, lo vedi?, alla fine si convertono pure.
Palle. Sono solo palle. E maledetto chi le racconta, maledetto anche chi ci crede.
Basta, basta prenderci per i fondelli. Noi sappiamo. E abbiamo le prove delle vostre menzogne, della vostra ipocrisia grondante di sangue e assetata di danaro sporco.
Non crediamo nelle maledizioni: se fosse, vi malediremmo, voi e i vostri complici. Ma prendiamo qui e oggi l'impegno di non darvi respiro. E di segare le gambe alle vostre menzogne come voi segate quelle delle donne, degli uomini, dei bambini che state sterminando in nostro nome.
martedì 25 marzo 2008
I miei 10 film bellici
LaSottile Linea Rossa (1998) | Terrence Mallik | 9,5;
Orizzonti Di Gloria (1957) | Stanley Kubrick | 9;
Apocalypse Now (1979) | Francis Ford Coppola | 9;
All'Ovest Niente Di Nuovo (1930) | Lewis Milestone | 9;
La Grande Guerra (1959) | Mario Monicelli | 9;
Full Metal Jacket (1987) | Stanley Kubrick | 8,5;
Lettere Da Iwo Jima (2006) | Clint Eastwood | 8,5;
Platoon (1986) | Oliver Stone | 8;
Salvate Il Soldato Ryan (1998) | Steven Spielberg | 8;
Flags Of Our Fathers (2006) | Clint Eastwood | 7,5;
venerdì 21 marzo 2008
Facciamoci una risata
La poesia è stata recentemente letta, con alcune variazioni, da Bocelli a Viva Radio Due.
L'uccelletto (Trilussa)
Era d'Agosto e il povero uccelletto
ferito dallo sparo di un moschetto
andò per riparare l'ala offesa,
a finire all'interno di una chiesa.
Dalla tendina del confessionale
il parroco intravide l'animale
mentre i fedeli stavano a sedere
recitando sommessi le preghiere.
Una donna che vide l'uccelletto
lo prese e se lo mise dentro il petto.
Ad un tratto si sentì un pigolio
pio pio, pio pio, pio pio.
Qualcuno rise a 'sto cantar d'uccelli
e il parroco, seccato, urlò: "Fratelli!
Chi ha l'uccello mi faccia il favore
di lasciare la casa del Signore!"
I maschi un po' sorpresi a tal parole
lenti e perplessi alzarono le suole,
ma il parroco lasciò il confessionale
e: "Fermi - disse - mi sono espresso male!
Tornate indietro e statemi a sentire,
solo chi ha preso l'uccello deve uscire!"
A testa bassa e la corona in mano,
le donne tutte usciron pian piano.
Ma mentre andavan fuori gridò il prete:
"Ma dove andate, stolte che voi siete!
Restate qui, che ognuno ascolti e sieda,
io mi rivolgo a chi l'ha preso in chiesa!"
Ubbidienti in quello stesso istante
le monache si alzarono tutte quante
e con il volto invaso dal rossore
lasciarono la casa del Signore.
"Per tutti i santi - gridò il prete -
sorelle rientrate e state quiete.
Convien finire, fratelli peccatori,
l'equivoco e la serie degli errori:
esca solo chi e' così villano
da stare in chiesa con l'uccello in mano!"
una ragazza col suo fidanzato,
in una cappelletta laterale,
ci mancò poco si sentisse male
e con il volto di un pallore smorto
disse: "Che ti dicevo ? Se n'e' accorto!"
giovedì 13 marzo 2008
I seguiti e la fine della fantasia

martedì 4 marzo 2008
Commento allo zio Oscar

Miglior film: Per quanto "Non è un paese per vecchi" sia un grande film io rimango convinto che "Into the wild" era ben più meritevole.
Miglior regia: siamo tutti d'accordo.
Passando alla categoria attori direi tutto bene (Javier Bardem cattivissimo, Daniel Day Lewis monumentale - anche troppo -, e Marion Cottilard grande trasformista) , o quasi, e quel quasi si chiama Tilda Swinton. Sinceramente preferirla alla Cate Blanchett di "I'm not there" è stato alquanto assurdo....
Miglior Sceneggiatura non originale: qui sono un pò combattuto e il premio a Paul Thomas Anderson l'avrei dato. Insomma, una statuetta a testa ed eravamo tutti contenti.
L'ultimo appunto riguarda il film d'animazione. Per quanto fosse scontatissima la vittoria di "Ratatouille" direi che "Persepolis" era ben più meritevole, ma si sa all'Academy il coraggio è sempre mancato...
Ah quasi dimenticavo e le canzoni di Eddie Vedder in "Into the wild"? Non sono state neanche nominate.....vabbè. Alla prossima.
domenica 2 marzo 2008
Persepolis
Regia:Vincent Paronnaud
Marjane SatrapiAnno: 2007
Paese: Francia / USA
Durata: 95 min.
profeta". Figlia di genitori dalla mentalità aperta è particolarmente legata alla saggia nonna, ha 8 anni quando con la rivoluzione iraniana, il Paese passa dalla dittatura dello Scià alle assurdità del fondamentalismo dove le donne sono costrette a portare il velo e non hanno diritto a parlare, ad esprimere opinioni. La guerra con l'Iraq e l'assassinio ingiustificato dello zio non faranno che accentuare la situazione di difficoltà. Il suo carattere ribelle costringerà i genitori a farla studiare a Vienna per evitare ritorsioni fondamentaliste. Ha 14 anni e arriva nell'Europa delle libertà senza velo, ed è pronta per la sua seconda rivoluzione, l'adolescenza. Troverà amore, illusione, gioia e tristezza ma soprattutto un senso di indifferenza, solitudine e di pregiudizio verso la sua nazionalità, venendo identificata con l'estremismo da cui scappa. Questo senso di frustrazione la porterà a mentire sulle sue origini
mentre parla con un ragazzo durante una festa tradendo per un attimo la nonna che, prima di partire, le aveva raccomandato di "non scordare mai le proprie origini e la propria integrità". Rimasta sola in un Paese straniero dopo un'amore finito male, ritornerà in Iran dove combattendo la mentalità islamica studierà arte riuscendo a laurearsi. A 25 anni sceglierà l'esilio nella Francia dove vive attualmente. Persepolis è una magia visiva in bianco e nero con sprazzi di colore rappresentanti il presente. Scampata alle sirene hollywoodiane (per fortuna visto che Jennifer Lopez doveva interpretare sua madre...), in tre anni di lavoro, collaborando con Vincente Parranoud, il risultato è un film che dimostra come non servono meraviglie tecnologiche per fare un ottimo film ma una storia. Dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto gli oscar siano una mezza bufala, Ratatouille, per quanto buono, non meritava il premio di miglior film d'animazione. Narrato con una semplicità e una forza disarmante, l'autrice non disdegna tocchi ironici e umoristici. Si ride a i denti stretti davanti al mercatino illegale di cassette, la Venere di Botticelli censurata, lo scambio di opinioni
sugli ABBA durante una lezione scolastica. Si ride di gusto e con dolcezza davanti ad una bambina che ti conquista fin da subito, o davanti alla sua scoperta del punk. Ma Marjane ti fa soprattutto riflettere sulle assurdità di questo estremismo (non solo islamico), sulla guerra, su un Occidente pieno di pregiudizi incapace di accogliere una persona per quello che ma solo per quello che dovrebbe rappresentare. Marjane in un'intervista ha detto "Mi piacerebbe che il pubblico occidentale imparasse a considerare gli iraniani esseri umani come tutti gli altri e non nozioni astratte come 'terroristi' o l''Asse del male'. Perchè le prime vittime del fondamentalismo sono proprio gli iraniani". Ci uniamo volentieri a questo augurio anche grazie ad un film da vedere, ricordare e conservare nel cuore e nella testa per sempre. Voti:
IMDB: 8.2
35mm: 3.5/5
Mymovies: 3/5
MIO: 9
"The first marriage is practice for the next one."
Senza Commento
28/02/2008 - Redacted di Brian De Palma, Leone d'Argento per la regia all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, sarebbe stato acquistato da Sky che lo trasmetterà a partire dal 14 marzo su Prima Fila. Il film del maestro americano non ha mai avuto una distribuzione cinematografica nel nostro Paese, pur essendo stato tra i vincitori del più importante Festival cinematografico italiano. Ora lo potranno vedere solo gli abbonati al satellite.


