giovedì 27 novembre 2008

Ubik



« Io sono vivo, voi siete morti »

Erano i primi anni delle superiori quando vidi per la prima volta uno dei film di fantascienza più innovativi della storia del cinema, forse IL film di fantascienza per eccellenza: "Blade Runner".
"Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser... e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire." Come non ricordarsi la memorabile frase di Roy? E' da lì che nacque la mia curiosità per Philiph K. Dick. Lessi subito il libro da cui era tratta la pellicola, "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", trovandolo altrettanto affascinante ma è con altri due libri che la mia passione per Dick fiorì: "La svastica sul sole" (di cui conto di parlare più avanti) e "Ubik".
Pubblicato nel 1969, secondo gli addetti ai lavori è un prodotto delle esperienze dello scrittore con l'LSD, ma in realtà il parto deriva dalla sua immaginazione influenzata al più dalle anfetamine che era solito prendere. Il libro è pervaso da un'atmosfera folle e allucinante dove i due piani di realtà si intersecano tra di loro interferendo rimanendo in continua trasformazione.
Dalle righe tracciate, traspare la sensazione di come già allora fossimo fantasmi. Solo la merce, il prodotto che gratifica i sensi e che talvolta è un sostituto del sesso, l’idea di umanità appiattita dal dominio delle merci sopravvivono. Ubik, da questo punto di vista, è terrificante. Tu sei morto, la merce è viva. Vuoi un buon caffè che ti svegli? Paga. Hai bisogno di una doccia? Paga. Vuoi dare un’occhiata all’interno del frigorifero? Paga. E se qualcuno suona alla porta, devi pagare per aprirla, anche se probabilmente si tratta di uno scocciatore. Gli amanti delle spy-story miste a fantascienza (ma non solo...) non dovrebbero farselo sicuramente sfuggire.

« Io sono Ubik. Prima che l'universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. Ho creato le forme di vita e i luoghi che esse abitano; io le muovo nel luogo che più mi aggrada. Vanno dove dico io, fanno ciò che io comando. Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno »

lunedì 24 novembre 2008

Meteo


Neve, pioggia, neve misto pioggia, nevischio, non si capisce niente. Di una cosa son sicuro vorrei essere sotto le coperte sul divano o nel letto a vedermi un film, a leggere ed a gustarmi un bel tè caldo o magari anche una cioccolata......

venerdì 21 novembre 2008

Where's the love?

C'è da chiedersi quanto conta un'amicizia al giorno d'oggi. Purtroppo sembra sempre di meno tanto siamo impegnati a primeggiare sugli altri. Si dice che ormai i veri amici si contano sul palmo di una mano, ma se per noi è così nelle alte sfere come va? A giudicare l'ingresso di Bush per la foto di rito al G20 siamo sotto lo zero perché, se anche il suo grande amico Berlusconi, che fino ad un mese fa si affannava ad idolatrarlo, vedendolo al limite dell'affranto, non gli porge la mano...... Insomma c'è da chiedersi, come la CNN, "Where's the love?"

martedì 18 novembre 2008

WALL-E



Regia: Andrew Stanton
Anno: 2008
Paese: USA
Durata: 98'

"Io voglio vivere non sopravvivere"

La terra, soffocata dai rifiuti, è diventato un pianeta inospitale e disabitato, gli umani si sono rifugiati nello spazio. In mezzo ai grattacieli di immondizia, si muove WALL-E (acronimo di Waste Allocator Loader Lifter - Earth class) un piccolo robot cho ordina l'immondizia in cubi compatti. A fargli compagnia uno scarafaggio che lo segue dovunque durante le ore lavorative e ripetitive del giorno. WALL-E ama raccogliere e conservare tutto ciò che lo attira e lo stupisce, in particolare conserva una cassetta di Hello Dolly di cui rivede alcune scene durante la sera. L'arrivo della sonda EVE, stravolgerà la sua esistenza di robot che avrà il suo culmine con il ritrovamento di una piantina, primo segno di una nuova vita possibile sulla terra.
La Pixar torna ad ammaliare le platee formate da bambini e adulti. Se l'ultimo Cars aveva un pò deluso, con WALL-E riescono a confezionare un film quasi perfetto che non risente minimamente del fatto che per gran parte della pellicola non ci siano dialoghi. Tutto questo grazie all'E.T. robotizzato che si muove come un novello Charlie Chaplin o Buster Keaton producendosi in gag e dolcezze degne dei due grandi comici. E gli umani? Non fanno certo una bella figura. Sono degli obesi pigri ed incapaci di qualsiasi movimento autonomo, passano il loro tempo a bordo di poltrone fluttuanti con uno schermo gigante attraverso il quale comunicano anche se si trovano fianco a fianco (senza accorgesene naturalmente). Soltanto lo spegnimento casuale dello schermo li porta ad accorgersi di quello che li circonda (le stelle fuori della nave spaziale, le piscine ecc..)
Il ritrovamento della piantina è il via libera al ritorno sulla terra ma il robot di comando si ribella emulando l'HAL9000 di "2001 Odissea nello spazio" e cercando di impedire il rientro sulla terra. Tra inseguimenti, gag e riflessioni il lieto fine è dietro l'angolo ma non stona affatto anzi è un segno di speranza. Insomma il ritorno di Andrew Stanton autore de "La ricerca di Nemo", si fa sentire riuscendo a colpirci al cervello ma soprattutto, al cuore.

Voti
Cinema del Silenzio: 7,5
IMDB: 8,7
35mm: 4/5
Spietati: 8,23
MyMovies: 4,37/5
MIO: 7/8

venerdì 14 novembre 2008

Ciao Eluana!



"Se non posso essere quello che sono adesso, preferisco morire"

E' il 18 gennaio 1992. E' un sabato sera e sono le 22:30. Eluana ha appena finito di parlare al telefono con i suoi genitori che trascorrono l'annuale settimana bianca a Sesto in provincia di Bolzano. E' stanca ed ha già indossato il pigiama, chiude le tapparelle ed è pronta per andare a letto. Questa sera non ha voglia di uscire. Il destino squilla, lei risponde, sono gli amici. Si trovano al Kalcherin dove c'è una festa a cui lei non può mancare, lei è l'anima del gruppo. All'inizio cincischia è scettica, loro insistono, picconano il muro del diniego fino ad abbatterlo. Eluana si toglie il pigiama e, a bordo della BMW del padre, raggiunge gli amici a Garlate.
E' una serata particolarmente fredda, tant'è che l'asfalto si gela, diventa poco sicuro. Nonostante l'insistenza dell'amico Andrea per accompagnarla, decide di rientrare da sola con la propria auto.
Sono le 3:30 di notte e il fato entra in gioco, d'accordo con la morte le preparano lo sgambetto fatale. E' un attimo, l'auto slitta, entra in testacoda e si schianta sul muro fino a finire la sua corsa contro un palo. Poi silenzio. Lo stridere dei freni della macchina di Andrea si insinuano col vento. L'amico chiama subito i soccorsi. La fredda notte viene squarciata dalle calde luci e dal suono dell'ambulanza lanciata nell'abbraccio fatali delle ali di sorella morte.
Eluana arriva in ospedale, è grave, coma, riflessi assenti, arti immobili come il palo su cui si è schiantata. La rianimazione dischiude le ali mortuarie, la vita è salva ma lei è per sempre paralizzata.
Sono le 9:30 Beppino Englaro è chiamato a rispondere al telefono. E' il fratello Armando, Eluana è grave, bisogna partire.
Raggiunge Saturna in camera, la guarda e questo le basta per capire, non serve dare fiato alla gola, una madre sa. E' l'inizio del dolore, del calvario.
E' passato un mese dal primo assaggio di inferno. Le speranze si avviliscono, i ricordi si accumulano, ma uno su tutti balza chiaro a Beppino e Saturna la paura della loro figlia di divenire una marionetta priva di coscienza: "Non a me ricordatelo" disse.
Passano le ore, i mesi, gli anni, due di preciso; la fase transitoria di "stato vegetativo" trascorre tra pratiche fisiatriche, atte a combattere l'atrofizzazione degli arti, e osservazioni cliniche ma senza ottenere risultati. E' il gennaio del 1994 e la medicina si arrende, Eluana non sarebbe più tornata rimanendo in uno "Stato Vegetativo Permanente" (SVP).

Ieri dopo 16 anni di lotte, Beppino Englaro ha ottenuto il rispetto della volontà della figlia. Ora Eluana potrà finalmente esprimere il suo senso di libertà nell'Universo come un purosangue che corre nelle praterie sconfinate.
Ora speriamo che cali solo il silenzio, che si abbia finalmente rispetto di una famiglia ce ha sofferto e lottato per 16 anni senza clamori, senza urlare, non come certa politica che si aggrappa a finte prediche per cercare di essere quello che non sono: onesti, morali, rispettori della gente perbene e umile.
Ora speriamo che anche in Vaticano cali il silenzio e non le solite urla dogmatiche.
Ora voglio SILENZIO.
Ciao Eluana e grazie Beppino e Saturna.

Stato Vegetativo Permanente: E' la condizione vegetativa in cui c'è la mancanza di ogni risposta adattativa all'ambiente esterno, l'assenza di ogni sensso di una mente che riceve o proietta informazioni.
Criteri:
1) Nessuna consapevolezza di sé e dell'ambiente circostante;
2) Incapacità di interagire con gli altri;
3) Nessun segno di comprensione o espressione verbale;
4) Incontinenza urinaria e fetale;
5)Uno stato di intermittente vigilanza compatibile con il ritmo di sonno-veglia;
6) Il parziale mantenimento delle funzioni autonomiche del tronco e dell'ipotalamo, sufficienti a garantire la sopravvivenza in presenza di cure mediche o infermieristiche;
7) Nessuna evidenza di comportamenti sostenuti, riproducibili, finalizzati o volontari in risposta a stimoli uditivi, tattili o dolorosi;
(Definizione tratta dal libro "Eluana la libertà e la vita" edito da Rizzoli)

martedì 11 novembre 2008

Notizie interessanti

In un mondo dove il clima peggiora sempre di più, dove l'ambiente e la natura sono sempre più devastati, dove la fame e la povertà la fanno sempre più da padrone ecco due "esempi" per tutti:

Cancellata la Valle dei Templi per decreto ministeriale;

Scandalo in Germania per la festa di compleanno del fratello di Benedetto XVI

Grazie a costoro che poi vanno in televisione (qualcuno in mondo visione) recitando discorsi di facciata per far vedere quanto sono bravi e onesti.

giovedì 6 novembre 2008

Obama? Yes they can (we no).


« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: “Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali” » Martin Luther King, 28 Agosto 1963

Si è detto di tutto, si è detto di più, si è detto troppo. Giustamente era, ed è, l'argomento principale della settimana. Qualcuno ne è rimasto deluso (B 16 e il Berlusca perdono il loro "migliore amico"), qualcuno ha gioito per risollevarsi il morale (Veltroni), qualcuno vive nella speranza (il resto del mondo). E ora? La speranza è che tanta attesa non lo schiacci (o chi c'è dietro a lui...) e che possa lavorare in pace ma soprattutto LIBERAMENTE. Il tempo ci dirà il gioco vale la candela, una cosa è certa peggio di Bush non si può fare.

A seguito riporto alcuni link dove troverete freddure divertenti, amare, serie e qualche appunto storico.
Politica in diretta: Yes, they can;
Spinoza: Gimme hope Obama;
Sarà vero;
Libero di Volare: La tratta dei neri;

Aggiornamento serale per l'aggiunta del we no nel titolo.
Dal Telegraph:
Berlusconi, un ex cantante da crociera che non va mai in giro senza la sua abbronzatura, è famoso per le sue battute talvolta inappropriate.
In un intervento durante una visita di stato in Russia, ha detto di voler tentare di migliorare i rapporti tra il presidente russo Dmitry Medvedev e il nuovo leader americano.
“Non vedo problemi per Medvedev nello stabilire buoni rapporti con Obama, che è anche bello, giovane e abbronzato”

lunedì 3 novembre 2008

Il festival della parola


Come si fa a recensire il teatro di Alessandro Bergonzoni? Non è facile rimanere distaccati e non farsi trascinare dal suo virtuosismo orale. Il suo ultimo monologo si intitola "Nel", ed è un teatro essenziale dove non troverete scenografie o coreografie mastodontiche, vi troverete solo lui, due tavolini coperti da un lenzuolo bianco e l'arte della parola. La sua proprietà del linguaggio è incredibile, riesce a trascinarti in cunicoli di lettere, frasi e discorsi apparentemente senza senso per due ore di fila senza fermarsi mai. Il suo non è teatro, è sperimentazione, è una vera e propria esperienza in cui bisogna solo immergersi e lasciarsi travolgere. Bergonzoni stravolge le frasi, è come una furia, un fiume in piena che, una volta calato il sipario ti sorprende con una sorpresa finale tanto gradita quanto divertente.
Insomma come si fa a recensire un suo monologo? Usando il suo metodo verrebbe da rispondere: Recensire? Ma cosa vuol dire, che bisogna rifare un censimento?
"E' come vedere una matita morire d'un tratto sopra una mina"

Voto: 9

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