venerdì 14 novembre 2008

Ciao Eluana!



"Se non posso essere quello che sono adesso, preferisco morire"

E' il 18 gennaio 1992. E' un sabato sera e sono le 22:30. Eluana ha appena finito di parlare al telefono con i suoi genitori che trascorrono l'annuale settimana bianca a Sesto in provincia di Bolzano. E' stanca ed ha già indossato il pigiama, chiude le tapparelle ed è pronta per andare a letto. Questa sera non ha voglia di uscire. Il destino squilla, lei risponde, sono gli amici. Si trovano al Kalcherin dove c'è una festa a cui lei non può mancare, lei è l'anima del gruppo. All'inizio cincischia è scettica, loro insistono, picconano il muro del diniego fino ad abbatterlo. Eluana si toglie il pigiama e, a bordo della BMW del padre, raggiunge gli amici a Garlate.
E' una serata particolarmente fredda, tant'è che l'asfalto si gela, diventa poco sicuro. Nonostante l'insistenza dell'amico Andrea per accompagnarla, decide di rientrare da sola con la propria auto.
Sono le 3:30 di notte e il fato entra in gioco, d'accordo con la morte le preparano lo sgambetto fatale. E' un attimo, l'auto slitta, entra in testacoda e si schianta sul muro fino a finire la sua corsa contro un palo. Poi silenzio. Lo stridere dei freni della macchina di Andrea si insinuano col vento. L'amico chiama subito i soccorsi. La fredda notte viene squarciata dalle calde luci e dal suono dell'ambulanza lanciata nell'abbraccio fatali delle ali di sorella morte.
Eluana arriva in ospedale, è grave, coma, riflessi assenti, arti immobili come il palo su cui si è schiantata. La rianimazione dischiude le ali mortuarie, la vita è salva ma lei è per sempre paralizzata.
Sono le 9:30 Beppino Englaro è chiamato a rispondere al telefono. E' il fratello Armando, Eluana è grave, bisogna partire.
Raggiunge Saturna in camera, la guarda e questo le basta per capire, non serve dare fiato alla gola, una madre sa. E' l'inizio del dolore, del calvario.
E' passato un mese dal primo assaggio di inferno. Le speranze si avviliscono, i ricordi si accumulano, ma uno su tutti balza chiaro a Beppino e Saturna la paura della loro figlia di divenire una marionetta priva di coscienza: "Non a me ricordatelo" disse.
Passano le ore, i mesi, gli anni, due di preciso; la fase transitoria di "stato vegetativo" trascorre tra pratiche fisiatriche, atte a combattere l'atrofizzazione degli arti, e osservazioni cliniche ma senza ottenere risultati. E' il gennaio del 1994 e la medicina si arrende, Eluana non sarebbe più tornata rimanendo in uno "Stato Vegetativo Permanente" (SVP).

Ieri dopo 16 anni di lotte, Beppino Englaro ha ottenuto il rispetto della volontà della figlia. Ora Eluana potrà finalmente esprimere il suo senso di libertà nell'Universo come un purosangue che corre nelle praterie sconfinate.
Ora speriamo che cali solo il silenzio, che si abbia finalmente rispetto di una famiglia ce ha sofferto e lottato per 16 anni senza clamori, senza urlare, non come certa politica che si aggrappa a finte prediche per cercare di essere quello che non sono: onesti, morali, rispettori della gente perbene e umile.
Ora speriamo che anche in Vaticano cali il silenzio e non le solite urla dogmatiche.
Ora voglio SILENZIO.
Ciao Eluana e grazie Beppino e Saturna.

Stato Vegetativo Permanente: E' la condizione vegetativa in cui c'è la mancanza di ogni risposta adattativa all'ambiente esterno, l'assenza di ogni sensso di una mente che riceve o proietta informazioni.
Criteri:
1) Nessuna consapevolezza di sé e dell'ambiente circostante;
2) Incapacità di interagire con gli altri;
3) Nessun segno di comprensione o espressione verbale;
4) Incontinenza urinaria e fetale;
5)Uno stato di intermittente vigilanza compatibile con il ritmo di sonno-veglia;
6) Il parziale mantenimento delle funzioni autonomiche del tronco e dell'ipotalamo, sufficienti a garantire la sopravvivenza in presenza di cure mediche o infermieristiche;
7) Nessuna evidenza di comportamenti sostenuti, riproducibili, finalizzati o volontari in risposta a stimoli uditivi, tattili o dolorosi;
(Definizione tratta dal libro "Eluana la libertà e la vita" edito da Rizzoli)

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